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48 giorni in America Latina - 5^ parte - RITORNO IN BOLIVIA - (2008) di Pinuccio e Doni | per info sul paese click sulla bandiera | |||||||||||
Ritorno in Bolivia | ||||||||||||
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48 GIORNI IN AMERICA LATINA Ecuador Perù Bolivia Cile Luglio/Agosto 2008 Pinuccio & Doni
Sabato 26 luglio 2008 – Laguna Verde > Laguna Colorada (Bolivia 2) Questa mattina si torna in Bolivia ripercorrendo esattamente la stessa strada che ci ha portati quaggiù (si fa per dire… siamo pur sempre a 2000 metri sul livello del mare) a San Pedro de Acatama. Il furgone fatica a salire, si spegne numerose volte, la strada che ci riporta a quota 4000 è lunga e dritta con una pendenza impressionante. Alla fine, dopo aver percorso gli ultimi metri a piedi, rieccoci nella piccola casupola a rifare l’immigrazione in Bolivia. L’appuntamento con Freddy e famiglia è qui alla frontiera, il piccolo Luis Fernando è contento di rivederci, sembra che nel frattempo abbia perso la timidezza dei primi giorni e ci fa una festa incredibile; anche noi siamo felici di rivederlo, è veramente simpatico e bravo, affronta ore di fuoristrada senza mai fare i capricci. Siamo contenti di essere tornati in Bolivia e di essere di nuovo a bordo del “nostro” confortevole Toyota Land Cruiser 4x4 guidato egregiamente dal simpatico Freddy, autista molto esperto con 8 anni di deserto e salar sulle spalle. Per lui è normale abbandonare le piste, improvvisa correndo su sabbia o su pietraie senza mai perdere l’orientamento; ci racconta che da piccolo seguiva sempre suo padre, autista di camion nelle miniere di boro e di zolfo, imparando così a conoscere queste zone come le sue tasche. Proprio quello che sta cercando di trasmettere al piccolo Luis portandolo con se nei raid tra le lagune del deserto. La giornata è molto intensa, appena finite le formalità doganali e pagata la tassa d’ingresso in Bolivia partiamo dirigendoci verso la Laguna Blanca che costeggiamo fino a superare un guado con un rigagnolo d’acqua continuando poi sino alla Laguna Verde che si trova ai piedi dell’imponente vulcano Licancabur (5960 m.). Dapprima ci fermiamo in un punto dove la laguna è completamete ghiacciata per scattare alcune simpatiche foto con noi che giochiamo scivolando sul ghiaccio. Fotografiamo anche un ragazzo proveniente dagli Stati Uniti con la promessa che avrebbe trovato la sua foto pubblicata nel nostro sito internet. Saliamo poi su un pendio per assistere dall’alto ad un fenomeno che si verifica quotidianamente. Abbiamo appena lasciato il Cile, siamo tornati in Bolivia percorrendo piste che si snodano tra i 4 e i 5000 metri. Dopo un paio d’ore si apre dinnanzi a noi uno spettacolo della natura che ci lascia ammutoliti, qualche minuto prima di mezzogiorno la Laguna Verde si trasforma ed il colore delle sue acque si tramuta come d’incanto da un cupo verde oliva ad un vivo e acceso verde smeraldo con riflessi turchesi, rimaniamo incantati di fronte a questo spettacolo magico!!! A malincuore lasciamo questo luogo che ci ha regalato intense emozioni. Ma oggi le emozioni saranno destinate a susseguirsi una dopo l’altra, stiamo infatti per entrare nel Deserto di Dalì, così chiamato per le sue forme e i suoi colori da far rimanere senza fiato. E’ impressionante come la natura, quando lasciata libera di esprimersi, riesca a modellare il nostro pianeta Terra con forme e colori così armoniosi da sembrare irreali. Salendo di quota si arriva poi alla Laguna Salata (4885 mt.) e qui buchiamo una ruota della jeep che Freddy sostituisce in meno di 10 minuti. Poco dopo siamo ai Geyser Sol de Manana (5000 mt.) dove in grandi buche vediamo ribollire lo zolfo che con i suoi vapori impregna l’aria circostante rendendo il luogo molto suggestivo. Passiamo poi da un puntochiamato Apachete, qui fotografo Doni mentre pone una pietra sopra un muretto perché ci troviamo nel punto più alto del nostro tour, 5025 metri sul livello del mare. Stiamo tutti bene, nessun malore e niente mal di testa. Proseguiamo fino ad arrivare alla Laguna Colorada, lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi ci lascia ancora una volta senza parole… è completamente rosa!!! L’acqua prende un colore rossastro grazie ad un minerale del quale è composto il fondo e viene intensificato dai grandi assembramenti di Flamencos di cui la laguna ne è piena. Proprio sulla riva della laguna stanno pascolando dei lama, non mi lascio scappare l’occasione di fare alcuni scatti con la mia Canon. Percorriamo poi molti chilometri di pietraie nel magnifico Deserto del Siloli fino a giungere al caratteristico albero di pietra o albero di roccia. Dopo le foto di rito continuiamo fino a giungere all’hotel del deserto, isolato e manco a dirlo, senza nulla intorno. E’ molto caratteristico, anche le camere sono tutte in pietra, belle e spaziose. Rimaniamo però esterefatti quando veniamo a sapere che Freddy, Eleonora e il piccolo Luis avrebbero dovuto passare la notte al freddo dormendo in macchina, con una temperatura notturna sotto lo zero di parecchi gradi, perché l’albergo gli avrebbe dato una camera solo dietro pagamento di 10 dollari, ma per loro sono parecchi soldi. Non esitiamo quindi a pagare per loro, non avremmo mai potuto accettare una cosa simile sapendo che all’esterno ormai c’erano –10 gradi. Li invitiamo anche a cena al nostro tavolo passando così una piacevole serata insieme.
Domenica 27 luglio 2008 – Deserto > Ruta de Las Joyas Lasciamo il Deserto del Siloli ammirando la montagna dai 7 colori per raggiungere la Ruta de Las Joyas. Si tratta di una serie di laghi, situati a 4115 metri di altezza, popolati da numerosi fenicotteri rosa e i vulcani Ollangue e Tomasamil sullo sfondo. Siamo nel Deserto di Ramaditas, incontriamo per prima la Laguna Honda, poi la Laguna Chiarkkota e la Laguna Hedionda, infine raggiungiamo la laguna Kanapa dove facciamo sosta per il pranzo. Nel pomeriggio Freddy ci accompagna in un punto dove possiamo ammirare il Vulcano Ollangue, è attivo, si vede molto bene la cima che fuma! Da qui procediamo verso il Salar Chiguana, attraversiamo poi il Pueblito Cabrera, zona militare vicinissima al Chile, per raggiungere verso sera l’hotel de piedra situato alla periferia del piccolo villaggio di San Pedro Quemez. Anche questo albergo è molto caratteristico e ricorda molto l’hotel del desierto anch’esso tutto in pietra, nella sala ristorante c’è un enorme masso, sembra che tutto sia stato costruito intorno a questa grande roccia. Cena a base di sopa de quinoa e carne di lama.
Lunedi 28 luglio 2008 – Isla de Incahuasi > Salar de Uyuni Partiamo da S.Pedro Quemez con destinazione Salar de Uyuni, il deserto di sale più grande del mondo. Circa a metà strada prendiamo una deviazione per un fuori programma; due avventurieri boliviani nel 2003 scoprirono una grotta che loro battezzarono “La Cueva de Galaxia” in quanto al suo interno sono presenti delle magnifiche quanto surreali formazioni di alghe pietrificate che creano un paesaggio extra terrestre. In una seconda caverna invece, si trovano delle tombe con dei resti umani e le offerte ai defunti consistenti in foglie di coca e oggetti vari. Riprendiamo la pista per il Salar de Uyuni che raggiungiamo dopo un paio d’ore, il contrasto del cielo con il bianco del salar è fantastico. Al centro del salar si trova l’isola Los Pescados e l’isola de Incahuasi (Inca Huasi – casa degli Inca) ricoperte di cactus centenari. Mentre Eleonora ci prepara l’almuerzo, decidiamo di visitare quest’ultima salendo fino in cima alla collina che sovrasta l’isla de Inca Huasi. I cactus sono davvero molti ed enormi, altissimi, alcuni hanno centinaia d’anni, ne troviamo uno che addirittura di anni ne ha 900! Ancora un avolta rimaniamo stupefatti dalla magia della natura che inspiegabilmente ha creato questa montagna di pietre, rocce e cactus giganti nel bel mezzo di un deserto di sale che si estende per chilometri e chilometri. Dopo pranzo ci divertiamo a scattare alcune simpatiche foto, grazie alla mancanza di orizzonte si riescono a creare curiose composizioni giocando con la prospettiva. Entriamo talmente in sintonia con Freddy che quando gli chiedo se posso guidare io il grosso Toyota Land Cruiser, mi da le chiavi senza problemi, probabilmente non ne poteva più di guidare… ormai sono cinque giorni che non fa altro! Ci dirigiamo poi verso il caratteristico hotel di sale, costruito interamente con blocchi di sale squadrati a forma di mattoni con i quali sono stati modellati anche tavoli, sedie e letti oltre che le pareti delle stanze e dei muri esterni, incredibile qui tutto è di sale! Uscendo dal salar incontriamo il Pueblo di Colchani i cui abitanti di dedicano alla raccolta del sale il quale con tanta fatica e sudore con un piccone ed una pala viene accumulato in numerose montagnette per essere portato al pueblo. Qui andiamo a far visita ad una famiglia che si occupa del processo di essicazione e confezionamento del sale per essere poi venduto in tutta la Bolivia. Proseguiamo per Uyuni che raggiungiamo verso sera, qui purtroppo termina il nostro giro del deserto e del salar e ci tocca salutare a malincuore Freddy, Eleonora e Luis Fernando ai quali dopo una settimana passata insieme ci eravamo ormai affezzionati. Ci lasciano all’hostal Tambo Aymara da dove eravamo partiti sette giorni prima, una volta sdocciati ed accesa la stufa in camera, usciamo per godere delle ultime ore di luce girovagando e andando alla ricerca di un posto dove sfamarci. In fondo ad una strada notiamo un uomo che sul marciapiede sta iniziando a mettere su di una grossa griglia una quantità impressionante di carne di ogni tipo, chiediamo e ci spiega che ci sono pezzi di carne di lama, di alpaca, di porco o se preferite di maiale, di pollo, di mucca e di toro. Decidiamo che vista la quantità e la qualità, devono avere un bello smercio di carne, quindi è deciso si prenota qui… chissenefrega se fuori non ha un nome e non è menzionato sulle guide, chissenefrega se non è un ristorante con tovaglia e tovaglioli, chissenefrega se è frequentato solo da popolazione locale che si ferma per cena dopo ore e ore di duro lavoro, va bene così, è ruspante e vero come piace a noi, appuntamento a tra due ore… hasta luego amigo!!!
Martedi 29 luglio 2008 – Cordillera de Los Frailes > Potosì Appuntamento alle 9.30 per partire alla volta di Potosì che avremmo dovuto raggiungere dopo 6 ore abbondanti di fuoristrada. Attraversiamo la Cordillera de Los Frailes incontrando panorami completamente diversi da quelli visti fin’ora. Vette rocciose si alternano a vallate con lunghi fiumi, dal nulla compaiono all’improvviso grandi e alte dune di sabbia che ci paiono molto strane a queste altitudini. Lungo il percorso facciamo una piccola sosta a Pulacayo dove stazionano vecchie locomotive dei primi del novecento. Sono in minor numero rispetto a quelle più famose del cimitero di locomotive di Uyuni ma tenute sicuramente in miglior stato di conservazione. Da qui in poi il viaggio ancora lungo, non si rivela dei migliori, i 200 km di strada per Potosì si rivelano essere una pista completamente sterrata. Ad un certo punto il fuoristrada smette di funzionare normalmente, il gasolio sicuramente mischiato ad acqua ha sporcato il filtro. Il nostro nuovo driver approfitta della sosta pranzo per infilarsi la tuta da meccanico e smontare il filtro del gasolio per la necessaria pulizia. Siamo nel letto di un fiume quasi asciutto e di tanto in tanto qualche pastorello passa di li con le sue pecorelle oppure qualche donna porta della legna sulle spalle seguita dai suoi lama, dei bimbi si fermano a guardarci mentre mangiamo, come non si può dividere con loro il nostro cibo? Ringraziano e nascondendo sotto al maglione quello che Doni gli porge si allontanano timidamente di qualche metro scegliendo un angolino dove mangiare. Poco dopo essere ripartiti il problema si ripresenta e l’auto ricomincia a procedere a singhiozzo in quanto il serbatoio è pieno di gasolio sporco d’acqua. Quando finalmente, dopo l’ennesima sosta e l’ennesiama pulizia del filtro, il Toyota sembra funzionare normalmente, subito dopo una curva stretta ci troviamo davanti in mezzo alla strada un lama che ci costringe ad una brutta frenata provocando la rottura dei freni anteriori. Qui in Bolivia, più che altrove, un autista deve essere anche un buon meccanico, non esiste il carro attrezzi e le distanze sono lunghissime in luoghi desertici senza possibilità di trovare assistenza. Inoltre se si cerca di fermare qualcuno dei rari automezzi per chiedere soccorso, si riceve in cambio una brusca accelerata perché la gente ha paura che si tratti di un’imboscata. E così, dopo una sosta di oltre due ore, vengono sostituiti dischi, pastiglie dei freni e rimontate le ruote anteriori. Viste le difficoltà incontrate lungo il percorso e nella riparazione, ripartiamo senza nascondere il timore di aver corso il pericolo di passare la notte in auto a meno 15 gradi. Finalmente a sera inoltrata e con mezza giornata di ritardo giungiamo a Potosì dove sotto un cielo plumbeo tiriamo un sospiro di sollievo.
Mercoledi 30 luglio 2008 – Potosì > Sucre Non è stata una buona nottata, mi ha tenuto sveglio il pensiero di andare in mattinata a visitare le miniere di Potosi e sapere che ci saremmo trovati a tu per tu con dei bambini che lavorano all’interno ad una temperatura di 42°. Durante l’agitazione del dormiveglia ho potuto riflettere su quanto sia ignobile e disumano tutto questo, inoltre mi sono chiesto se fosse stato giusto andare ad alimentare un mercato dove i turisti pagano per vedere questa triste realtà scattando foto ricordo da mostrare agli amici senza pensare che i bambini vengono usati perché più resistenti alla fatica del lavoro in miniera a 4000 metri di altitudine. Non nascondo il sollievo provato quando sento squillare il telefono cellulare del nostro accompagnatore. Ormai eravamo seduti da una decina di minuti sull’automezzo che ci stava trasportando alla miniera e mi stavo chiedendo a come avrei reagito alla vista dei bimbi minatori, quando la nostra guida riceve una telefonata dove gli viene comunicato che dovevamo uscire immediatamente dalla città di Potosì. Consiglio che accettiamo volentieri pena il rischio di rimanere bloccati per un numero di giorni indefinito a causa delle manifestazioni per il referendum del 10 agosto. I manifestanti bloccano le entrate e le uscite delle città, in particolare quelle di Sucre (nostra prossima meta) e Potosì. E’ importante per noi riuscire ad arrivare a Sucre perché qui c’è l’aereoporto grazie al quale diventa più facile raggiungere La Paz e da li uscire dalla Bolivia per rientrare in Perù. Grazie alla provvidenziale telefonata riusciamo ad abbandonare Potosi prima che i manifestanti riescano ad organizzarsi ma dopo un paio d’ore, arrivati ormai a 10 km dalla città di Sucre, troviamo un blocco costituito da montagne di terra, detriti, pietre e alberi abbattuti che ci impedisce di proseguire oltre. A questo punto il conducente del nostro taxi, molto astutamente telefona ad un collega amico che si farà trovare con la propria auto al di là del posto di blocco. Per noi l’unico inconveniente è rappresentato dal fatto che dovremo oltrepassare la zona delle proteste percorrendo a piedi con tutti i nostri bagagli circa un chilometro fino alla fine delle barricate. Riusciamo così a raggiungere Sucre scoprendo che è una bellissima città coloniale, dicono essere la più bella della Bolivia, ma che tristezza per gli abitanti che stanno vivendo sequestrati all’interno di essa!!!
Giovedi 31 luglio 2008 - Sucre Insieme alla nostra guida, che inaspettatamente parla italiano, andiamo alla scoperta della città di Sucre. Iniziamo dal bellissimo Convento della Recoleta dove vivono dei frati Francescani, alcuni in totale clausura, infatti all’interno troviamo dei cartelli dove viene segnalata la zona della clausura nella quale logicamente a noi è vietato entrare. Continuiamo la visita recandoci al museo dei tessuti per capire la differenza dei disegni impressi sui vestiari delle comunità indigene, davvero molto interessante. Nel pomeriggio ci rechiamo al museo della rivoluzione e poi al mercato perché è sempre interessante ed è il luogo dove è più facile avere scorci di vita locale. Verso sera saliamo sul campanile della chiesa di San Filippo Neri da dove si gode di un bel panorama della città e dal quale assistaiamo al tramonto del sole dietro le montagne che circondano Sucre che si trova a 2700 metri di altezza. Verso sera sfortunatamente vediamo un telegionale scoprendo che i disordini si stanno espandendo in tutta la Bolivia, quasi contemporaneamente riceviamo una telefonata dove veniamo informati che il nostro aereo dell’indomani non partirà alle 11 ma sarà spostato alle 14. A questo si aggiunge anche l’ansia di non riuscire a raggiungere l’aereoporto a causa dei blocchi e delle agitazioni cittadine, chiediamo così al nostro interlocutore di avere un’auto il prima possibile in modo di andare al più presto a vedere com’è la situazione. Rimaniamo d’accordo che alle 9.30 un taxi ci verrà a prelevare direttamente in albergo. Passo metà della nottata al computer, scrivere delle e-mail agli amici in Italia mi aiuta a rilassarmi un po’… non sono tranquillo, sento che qualcosa andrà storto… con tutte queste variabili la percentuale di rischio aumenta e ormai sono pronto al peggio… rimanere in Bolivia a tempo indeterminato è una delle possibilità da mettere in conto e già vedo sfumare l’appuntaneto in Ecuador con nostro figlio Matteo con il quale ci dovremo incontrare il 5 di agosto a Quito.
Venerdi 1 agosto 2008 – Sucre > La Paz Puntuale alle 9.30 il nostro taxi ci viene a prendere all’hostal Su Merced, stupendo hotel costruito in stile spagnolo con camere diverse una dall’altra e arredate con mobili d’epoca. L’autista ci comunica che potremmo incontrare difficoltà a raggiungere l’aereoporto di Sucre. Notiamo subito che non segue la strada principale ma cerca sempre di percorrere vie traverse e poco frequentate, dietro ogni curva col cuore in gola speriamo di non trovare assembramenti di persone e che la strada sia sempre libera. Ma alla fine, inevitabilmente, ad una distanza di un centinaio di metri davanti a noi, notiamo che il traffico è completamente paralizzato. Prontamente il nostro bravo tassista effettua un’inversione di marcia dirigendosi verso le montagne in direzione opposta all’aereoporto, evidentemente vuole raggiungerlo da strade di nessuna importanza. Facendo un largo giro (e meno male che ho chiesto l’auto con molto anticipo) riusciamo così a raggiungere l’aereoporto dove troviamo dei rivoltosi che ne bloccano l’entrata. Fortunatamente anche qui l’unica scocciatura risulta essere l’obbligo di percorrere a piedi con tutti i bagagli il resto della strada. Adesso dobbiamo attendere “solamente” 4 ore prima di partire per La Paz, però almeno sin qui siamo arrivati! Niente da fare… è pazzesco… siamo già tutti seduti sull’aereo da un’ora… 145 persone… Ci ordinano di scendere perché il decollo viene rimandato di due ore a causa del forte vento! Passano 2 ore… e poi ancora 2 ore… fino a quando ci viene comunicato che il volo è cancellato… Per oggi non ci sono più voli e il pensiero va costantemente all’appuntamento con Matteo che rischiamo di non riuscire a raggiungere in Ecuador e da li, dopo tanti anni, poter finalmente fare una vacanza tutti insieme alle isole Galapagos. Siamo tanto incazzati e tanto preoccupati, dobbiamo assolutamente raggiungere il Perù passando dalla frontiera terrestre e da li proseguire per l’Ecuador.
Sabato 2 agosto 2008 – Sucre > La Paz > Puno (Perù 2) Fortunatamente oggi è sabato e come d’incanto i manifestanti si sono dileguati, lungo il percorso troviamo solo le pietre lasciate in mezzo alle strade per bloccare il traffico, a quanto pare il richiamo a tornare dalle famiglie per passare uno spensierato e allegro fine settimana è più forte dei motivi per i quali stavano protestando, buon per noi! Ci rechiamo in aereoporto molto presto per cercare di volare il prima possibile verso La Paz dove un veicolo ci attende per portarci immediatamente al confine Bolivia-Perù. Nonostante alle 7 fossimo già qui non riusciamo a partire col volo delle 10:30. Il clima si fa teso, protestiamo, ci incazziamo, si comincia ad alzare la voce, chiediamo di poter parlare con un responsabile, alla fine tutto quello che riusciamo ad ottenere è di essere confermati sul volo delle 15 (sperando nella clemenza del vento). Pazzesco… passare due giorni interi in questo aereoporto per un volo di appena 40 minuti… mah!!! L’alternativa sarebbe stata quella di metterci 12 ore con un’auto, ma via terra è impossibile da fare a causa dei blocchi per il referendum del 10 agosto. Calcoliamo che se alle 16 riusciamo a partire da La Paz con l’auto che ci sta aspettando dovremmo riuscire ad arrivare in Perù, a Puno sul lago Titicaca, in tempo utile per incontrarci con Fabio e Cinzia i quali ricordiamo che sarebbero transitati da qui proprio oggi 2 agosto. Appena passata a piedi la movimentata e caotica frontiera di Desaguadero inviamo un SMS sul cellulare di Fabio per comunicargli che in un paio d’ore arriveremo a Puno. Mi risponde, evviva sembra proprio che si riesca a fare un mini incontro Viaggiatori Liberi sul Lago Titicaca… eh vai!!!!!! Alle 21 in punto Fabio e Cinzia vengono puntuali al nostro hostal, siamo felicissimi di essere riusciti a vederci a 10.000 km dall’Italia nell’unico giorno che i nostri itinerari si incrociavano. Che strano uscire una sera di agosto tutti e cinque abbarbicati dentro le giacche a vento e coperti di tutto punto con guanti e cappello di lana alla ricerca di un locale tipico, Fabio vuole assolutamente assaggiare la trota del lago Titicaca, chissà che gusto ha una trota che vive a 3800 di altitudine? Passiamo una bella serata facendoci scattare un paio di foto dal giovane cameriere del ristorante e poi da un soldato che stava passando in quel momento nella piazza davanti alla Cattedrale. Saranno le ultime foto di un viaggio che sarebbe dovuto terminare il 18 di agosto alle Isole Galapagos…
Domenica 3 agosto 2008 – Juliaca > Lima Da Puno ci spostiamo a Juliaca per prendere il volo che ci condurrà a Lima. Partiamo puntuali, anzi con 10 minuti di anticipo. Una volta atterrati a Lima raggiungiamo il quartiere Miraflores, molto più sicuro che il centro città. Il traffico è tanto, Lima conta 9 milioni di abitanti, sembra un enorme formicaio dove le formiche non siamo noi ma le numerose auto… non mi piace!!! Una volta giunti in hotel noto che in Italia dovrebbero essere le 19 e proprio oggi mio padre sarebbe ritornato a casa dopo una vacanza di tre settimane nella sua amata Sardegna. Accedo così alla rete wireless dell’hotel per aprire skype per parlare con papà e chiedergli com’è andato il viaggio. Compongo il numero di casa sua convinto che fosse già arrivato, niente da fare… non mi risponde nessuno; decido di chiamare mia sorella Paola convinto che fosse da lei per la cena… Mi risponde Franco con voce cupa, sento tristezza nelle sue parole… in lontananza sento mia sorella piangere… Franco deve dirmi qualcosa ma non riesce a parlare… viene lei al telefono… singhiozza con parole strozzate in gola… “Pinuccio, papà non c’è più, papà è morto”!!! Ho capito male… sto pensando che ho capito male… sono convinto di aver capito male… forse sto solo sperando di aver capito male… Le chiedo di ripetere, le dico che non ho capito quello che mi ha detto… intanto la mente mi sta trasmettendo che quello che ho sentito l’ho capito bene, è l’inconscio che non vuole accettare la cruda realtà… Riesco solo a farfugliare qualche parola chiedendole se si è trattato di un incidente in auto o se per caso è precipitato l’aereo che avrebbe dovuto prendere di li a poche ore. No, nulla di tutto questo… Paola l’aveva sentito al telefono un paio d’ore prima, papà stava bene ed era felice di tornare a casa la sera stessa anche se un pochino gli dispiaceva perché le ha spiegato che non era mai stato così bene come in questa vacanza di tre settimane nella terra che aveva conosciuto trent’anni prima, la sua Sardegna. Ci hanno raccontato che dopo il pranzo si è coricato per un pisolino; nel pomeriggio poi decide di andare in spiaggia per l’ultimo bagno e per l’ultima oretta di sole prima di chiudere le valigie. E’ sulla spiaggia in riva al mare quando chiama il bagnino per dirgli che fatica a respirare, ansima, dice di sentire qualcosa che gli impedisce di respirare normalmente. Gli dicono di stare tranquillo, chiamano un’ambulanza… ma prima che arrivi lui cade sulla sabbia, in riva al mare… muore così… quasi nudo, da solo… senza nessuno di noi vicino… senza che noi fossimo li a tenergli la mano, senza nessuno di noi a dargli una carezza, senza che nessuno di noi potesse dargli un ultimo bacio per accompagnarlo in pace verso il suo ultimo viaggio… E intanto con le lacrime agli occhi sento svuotarmi dentro… sento piangere anche intorno a me, Doni e Francesca hanno capito, sicuramente ancor prima di me! Tutti e tre ci sentiamo impotenti in questa anonima stanza d’albergo di Lima a 10.000 km da casa… e adesso cosa facciamo? E’ domenica, difficile organizzare un rientro improvviso ma reagisco scrivendo immediatamente delle e-mail in Italia a Nosytour ed in Ecuador a Mashipura dove si trova la succursale del nostro corrispondente che ha organizzato tutti i trasferimenti in Sud America.
Lunedi 4 agosto 2008 – Lima > Quito (Ecuador 2) Questa mattina decidiamo di volare a Quito per chiedere al personale degli uffici Iberia di anticipare il volo di rientro, saranno gentilissimi, non vogliono che presenti nessun documento, mi credono sulla parola e ci mettono sul primo volo in partenza per l’Italia. Le impiegate sono visibilmente commosse per quanto mi è accaduto, rimango esterefatto dinnanzi a tanta umanità. Ciao Papà, grazie per tutti i valori della vita che hai saputo trasmettermi tra i quali spicca quello a cui tenevi di più: l’onestà!!! Il tuo “nani” Pinuccio
Martedi 5 agosto 2008 – Ecuador > Italia Oggi nostro figlio Matteo sarebbe dovuto arrivare qui dall’Italia per unirsi a noi nella tanto sognata vacanza alle Isole Galapagos ed invece il destino ha voluto che ci fossimo noi su quel volo per tornare a casa a dare l’ultimo saluto al “nonno Francesco”… Le Galapagos possono attendere!!!
Ringraziamenti Sono passati parecchi mesi prima che sia riuscito a trascrivere il mio diario di viaggio sul computer per poterlo finalmente pubblicare nel nostro sito internet. Agli amici che domandavano impazienti quando avrebbero potuto leggerlo, rispondevo loro con una bugia dicendo che mi mancava il tempo. In realtà non riuscivo a farmi venire la voglia di rivivere questo viaggio rileggendo i miei appunti. Mi è costato molto ricostruire gli ultimi giorni e tante sono state le lacrime versate. Sapevo bene che si sarebbero riaperte ferite che solo il tempo lentamente e a fatica stava rimarginando. Un grazie di cuore a tutti voi che avete avuto la voglia e la pazienza di leggere queste mie righe fino in fondo e mi scuso se vi ho reso partecipi del triste dramma che mi ha colpito nel corso di questo viaggio. Un grazie particolare a Sonia di Nosytour, a Luca di Mashipura Viajes e al personale degli uffici Iberia di Quito, tutti per averci aiutato a rientrare con urgenza in Italia. Note personali Volutamente non sono mai stati menzionati, eccetto qualche raro caso, nomi di compagnie aeree, alberghi, hotel, autonoleggio, guide, driver. Comunque, anche quando viene riportato il nome, non viene mai associato un indirizzo e-mail o numero telefonico. Siamo contrari alla pubblicazione di queste informazioni, non è detto che se noi ci siamo trovati bene (o male) con un fornitore di servizi, lo stesso possa valere anche per gli altri perché durante un viaggio, ognuno di noi ha delle aspettative diverse. Inoltre c’è da considerare che questo reportage potrà essere letto anche dopo alcuni anni dalla pubblicazione e nel frattempo, un hotel efficiente al 100% potrebbe aver cambiato direttore o gestione e non essere più tale; una guida bravissima potrebbe, dopo un po’ di anni, non essere più motivata e non svolgere più la sua mansione come in precedenza; un driver magari elogiato perché buon conoscitore di piste del deserto nel frattempo ha cambiato lavoro per andare a fare lo chef sulle navi da crociera oppure un auto noleggio con automobili nuovissime per mille motivi non rinnova il suo parco macchine e negli anni lo lascia invecchiare. Siamo convinti che oggi abbiamo una grande fortuna rispetto ai viaggiatori di qualche anno fa, abbiamo una risorsa inesauribile di informazioni, si chiama internet! Qui ognuno di noi potrà trovare quello che cerca, grazie a voi viaggiatori anche nel nostro sito abbiamo potuto allestire una pagina ricchissima di informazioni per chi viaggia: www.pinuccioedoni.it/racconti E se durante un viaggio qualcosa non andrà per il verso giusto sarà pur sempre un’esperienza; qualche piccolo inconveniente a volte può rendere un viaggio più interessante o tramutarsi addirittura in qualcosa di positivo! | ||
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