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48 giorni in America Latina - 3^ parte - BOLIVIA - (2008) di Pinuccio e Doni | per info sul paese click sulla bandiera | |||||||||||
Bolivia | ||||||||||||
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48 GIORNI IN AMERICA LATINA Ecuador Perù Bolivia Cile Luglio/Agosto 2008 Pinuccio & Doni
Sabato 19 luglio 2008 – Puno (Perù) > Copacabana (Bolivia) Oggi partiamo da Puno con destinazione Copacabana. Dobbiamo attraversare a piedi la frontiera tra Perù e Bolivia con conseguente cambio di auto e di guida. Decidiamo di “abbandonare” anche in questo hotel un paio di grossi bagagli che ci sarebbero d’impiccio nel deserto boliviano, torneremo a recuperarli il 2 di agosto quando saremo ancora di passaggio da Puno. Dobbiamo ricordarci di recuperare anche gli altri due contenenti l’attrezzatura subacquea, lasciati a Quito il primo di luglio, da dove ripasseremo il 5 di agosto. Lungo la strada veniamo a sapere che troveremo una “feira”, cioè un mercato di tori; chiediamo di poterci fermare per vedere qualcosa di insolito seguendo le contrattazioni e nel frattempo sgranchirci un po’ le gambe. Riprendiamo il cammino verso il confine con la Bolivia costeggiando a tratti il lago Titicaca, rimaniamo esterefatti per la sua grandezza e per la bellezza dei panorami che ricordano molto il nostro Meditteraneo. Anche qui, come il giorno precedente, ci sembra di rivedere pezzi di Grecia magicamente trasportati in Sud America a 4000 metri di altezza. Dopo tre ore e mezza arriviamo alla frontiera ed espletate le formalità doganali peruviane salutiamo i nostri accompagnatori e attraversiamo, a piedi e con i nostri bagagli, lo spazio di nessuno! Al di là della sbarra in terra boliviana, troviamo puntuale Wilma, la nostra guida, che ci sta aspettando e ci indica il posto di polizia di frontiera dove recarci a fare le pratiche di immigrazione in Bolivia. Convertiamo i Soles (la moneta peruviana) in Bolivianos, la moneta locale, e raggiungiamo finalmente Copacabana, città anch’essa affacciata sulle rive del lago, dalla quale si può raggiungere facilmente l’Isla del Sol. Una volta arrivati al lodge, rimaniamo incantati dalla sua posizione che domina tutta la baia e ancor di più quando vediamo la nostra suite. Una parete completamente di vetro, affacciata su un meraviglioso giardino fiorito, ci permette di godere di una magnifica vista sul Lago Titicaca. Passiamo il pomeriggio camminando per le vie della cittadina andando a visitare la Cattedrale dove abbiamo assistito ad un curioso rito. Davanti alla cattedrale vengono portate delle auto ricoperte di fiori per essere benedette da uno sciamano locale, il quale per togliere il malocchio le cosparge di birra recitando delle preghiere. Le casse di birra servono anche per brindare insieme a tutti i famigliari e amici alla festa che inevitabilmente seguirà subito dopo. Terminiamo il nostro giro passeggiando sul lungolago decisi a tornare in hotel in tempo utile per assistere al tramonto dal nostro personalissimo belvedere privato! Decidiamo di cenare nel ristorante dell’hotel perché molto caratteristico e con piatti locali molto invitanti innaffiati da un ottimo vino rosso. Concludiamo la cena con una fonduta di frutta e cioccolato fondente che ricordiamo ancora adesso perché una volta terminata la frutta abbiamo cominciato a pucciare le dita dentro il cioccolato fuso leccandocele come farebbero i bambini.
Domenica 20 luglio 2008 – Isola del Sole > Yumani Questa mattina abbiamo appuntamento con Wilma per recarci all’imbarcadero dove un taxi-boat ci attende per trasportarci all’Isla del Sol. Dopo una navigazione di un paio d’ore abbondanti, sbarchiamo a nord dell’isola del Sole per iniziare un trekking che ci porterà fino alla punta sud. Qui la somiglianza con le coste greche è ancora più impressionante per le numerose calette che troveremo lungo il cammino. Godiamo per la magnificienza del luogo, l’aria è pura limpida e tersa, il sole è talmente caldo che ci fa dimenticare il freddo pungente della notte, il silenzio assoluto e la mancanza di inquinamento grazie all’assenza di automobili contribuisce a rendere questo luogo unico! Al di la della sponda opposta del lago possiamo ammirare la cornice delle alte cime delle Ande boliviane ricoperte di neve, con il Monte Jankho Uma di 6429 metri di altezza che domina su tutta la catena montuosa che segue, dando così inizio alla Cordillera Real Andina. Durante il trekking dobbiamo fare i conti con l’altitudine, il lago Titicaca si trova a 3820 metri, inizialmente costeggiamo a piedi le rive del lago percorrendo dolci saliscendi, poi dopo circa 3 ore di cammino dobbiamo raggiungere Yumani che si trova a quota 4076 metri, dove passeremo la notte in un magnifico ed accogliente eco-lodge. Ebbene, qui devo confessare che per poter percorrere gli ultimi 100 metri, Doni è dovuta andare avanti a prepararmi un infuso di foglie di coca e ritornare indietro per farmelo trangugiare mentre io pensavo che la visione dei ghiacciai in lontananza fossero l’ultima cosa che il destino mi avesse permesso di ammirare prima di tirare l’ultimo respiro e rimanere li in eterno. Le gambe non volevano andare avanti, il cuore impazzito pareva volesse scoppiare, i polmoni cercavano aria che non arrivava a sufficienza, sembrava di essere sott’acqua in apnea e di non riuscire a tornare in superficie per prendere fiato. Francesca non era messa meglio di me, la testa le scoppiava fino a piangere, però è riuscita ad arrivare alla fino alla fine della salita. Doni mi ha davvero sorpreso, con 2 zaini sulle spalle (uno davanti e uno dietro) proceveda spedita salendo con passo veloce verso la meta senza mostrare segni di fatica. Finalmente dopo qualche minuto le foglie di coca* cominciano a fare effetto e anch’io riesco a percorrere gli ultimi metri che mi separavano dal punto di arrivo… a questo punto decido che è utile un pomeriggio di meritato riposo crogiolandomi sotto un magnifico sole! Ottima cena in compagnia di Wilma, annaffiata da un buon riesling boliviano fatto con uve coltivate a 1850 metri! *Considerazioni sul mal di altura Qui apro una parentesi sul mal di altura che tanto ci preoccupava sin dalla fase progettuale di questo viaggio a causa dell’alto numero di giorni vissuti ad altitudini comprese tra i 3600 e i 5200 metri di quota. Doni decide, fin dal primo giorno a Quito, di assumere una compressa giornaliera di cardio aspirina mentre io e Francesca non prendiamo nulla dato che in Ecuador non abbiamo intenzione di fare nessun trekking impegnativo. Io decido di iniziare con la cardioaspirina dopo 12 giorni dalla partenza e cioè il giorno del nostro arrivo a Cuzco (3600 mt), inoltre tutti i giorni dopo pranzo bevo una tazza di mate de coca (coca tea), mai dopo cena altrimenti si rischia di non dormire a causa delle sue proprietà energetiche. Si tratta di un infuso a base di foglie di coca che i popoli andini usano come farmaco naturale idoneo a combattere il Soroche (mal di montagna o di altura). Devo ammettere che non ho mai risentito della fatica a parte la giornata all’Isla del Sol (Bolivia) e non ho mai avuto mal di testa da altura eccetto un pomeriggio a Pisac (Perù) dove sono arrivato in albergo con un dolore fortissimo alla testa scomparso dopo pochi minuti aver bevuto una tazza calda di mate de coca! Francesca non ha mai preso nulla come prevenzione nemmeno alle altitudini più elevate però ha sofferto spesso il mal di testa che abbiamo curato al momento con della tachipirina. Nonostante le temperature molto basse (-20°C) abbiamo sempre bevuto molta acqua anche se non avevamo sete, questo per aumentare l’apporto di ossigeno nel nostro organismo. In quasi tutti gli alberghi dove abbiamo soggiornato abbiamo notato che c’era la bombola di ossigeno per eventuali emergenze ed inoltre nella reception c’è sempre un tavolino con un cestino pieno di foglie di coca ed un thermos di acqua calda per potersi preparare il mate de coca.
Lunedi 21 luglio 2008 – Lago Titicaca > La Paz Purtroppo dobbiamo già lasciare questo angolo di paradiso, fortunatamente Doni questa mattina si è svegliata molto presto, verso le 5.30 mi chiama dicendomi di prendere la macchina fotografica e di raggiungerla per guardare fuori dalla finestra. Assistiamo così ad una delle più belle albe mai viste prima d’ora, un’amalgama di colori indescrivibili si fondono con l’acqua del Titicaca e la Cordillera Real Andina boliviana in controluce, ragazzi che spettacolo!!! Dopo colazione ci incamminiamo per la lunga discesa che conduce all’imbarcadero dove ci attende il motoscafo che dall’ Isola del Sole ci riporterà a Copacabana. Questa mattina, a differenza di ieri, il lago non è molto tranquillo, c’è aria e si formano delle discrete onde che sommate alla vastità del Titicaca danno l’impressione di trovarsi a navigare in mare, tanto che mi illudo da un minuto all’altro di vedere dei delfini saltare fuori dall’acqua! Ci pensano le alte vette ghiacciate a ricordarmi che stiamo navigando nel più alto e vasto lago del mondo. Giunti a Copacabana troviamo puntuale l’auto che ci porterà in circa tre ore a La Paz, capitale della Bolivia. La sua periferia, che si può definire un’altra città, si chiama El Alto e si trova a poco più di 4000 metri sul livello del mare, mentre il centro di La Paz si trova a 3600 metri. Tutt’intorno il panorama è stupendo e dominato dalle vette della Cordillera real boliviana. Fortunatamente il nostro hotel si trova in centro nella parte bassa della città Una volta sistemati i bagagli in camera salutiamo Wilma, poi io e Doni usciamo alla ricerca di un locale dove cenare, ma nei dintorni dell’albergo non troviamo niente di tipico mentre si possono contare a decine i posti dove servono il pollo fritto che qui a La Paz sembra avere molto successo. Decidiamo così di tornare in hotel a prendere Francesca per cenare in uno di questi, per nulla caratteristici locali spendendo in tre persone, la bellezza di 6 dollari americani**. **Considerazioni sui pasti Apriamo una parentesi anche per quanto riguarda il cibo. Spendere 6 usd in tre persone per cenare potrà sembrare pochissimo, in realtà in Ecuador abbiamo provato a pranzare con tre dollari in tre (zuppa di pollo, carne asada, riso, patatine fritte, pomodori e insalata) ed in Perù 50 centesimi di dollaro per un lungo spiedo di carne di alpaca grigliata e infilzata su un pezzo di canna di bambù acuminata con in cima una patata lessa intera, una vera leccornia… totale 1 dollaro e 50 centesimi in tre. Per dovere di cronaca, ci tengo a precisare che cenando negli hotel o nei ristoranti, si spendono in media 8 dollari a persona che salgono a 12 se si ordina una bottiglia di vino. In Ecuador abbiamo bevuto esclusivamente vino cileno mentre in Perù vino sia cileno che peruviano. Una sera in Bolivia abbiamo degustato un Cabernet Sauvignon rosso di 14° proveniente dal Cile (Casillero del Diablo) ed in un’altra occasione un Riesling bianco di 13,5° prodotto in Bolivia con uve coltivate a 1850 metri di altitudine. Una curiosità, in Ecuador, Perù e Bolivia abbiamo sempre pagato una bottiglia di vino cileno una cifra media di 10 dollari. In Cile per la stessa etichetta di vino (cileno) ci hanno chiesto 32 dollari… mah!!! La cerveza è buona ovunque e sempre a buon mercato. In genere si tratta sempre di birra locale e può accompagnare tranquillamente qualunque pasto. Sembra che i sudamericani abbiano un debole per la birra, nei fine settimana o durante le feste di paese ho visto famiglie intere in piazza ognuna con le sue belle cassette di bottiglie grandi di cerveza abbandonarsi in allegri balli accompagnati dalla caratteristica musica andina.
Martedi 22 luglio 2008 – La Paz > Oruro > Uyuni La giornata odierna è completamente dedicata ad un grande spostamento che dal nord della Bolivia ci porterà verso sud. Di primo mattino ci rechiamo al terminal dei bus per prendere il pullman delle 10 che da La Paz dopo 3 ore arriverà ad Oruro. Una volta giunti ad Oruro andiamo alla stazione per prendere il treno “Expreso del Sur” delle 15.30 che arriverà alle 22.30 ad Uyuni. Durante il tragitto si attraversano paesaggi sconfinati e lagune dove vivono migliaia di fenicotteri rosa che prendono il volo al passaggio del treno. Purtroppo viene buoio abbastanza presto e gran parte del viaggio diventa monotono; a ravvivarlo ci pensa un venditore di pollo arrosto che diffondendo il suo profumo ci fa venire voglia di provarlo, inutile dire che era davvero ottimo! Una volta arrivati alla cittadina di Uyuni ci rendiamo conto di quanto sia cambiata la temperatura, man mano che scendiamo verso sud il freddo diventa sempre più pungente. Fortunatamente in 5 minuti di taxi raggiungiamo l’hostal Tambo Aymara dove un ometto coperto di tutto punto ci attende per darci le chiavi della nostra stanza, fortunatamente con il riscaldamento già acceso. Stanchi del lungo viaggio ci infiliamo sotto i piumoni senza nemmeno togliere il cappello di lana passando così una buona nottata dormendo sino al suono della sveglia!
Mercoledi 23 luglio 2008 – Uyuni > Villamar Oggi inizia il tour in fuoristrada 4x4 che da Uyuni ci porterà a fare tappa per la notte al villaggio di Villamar regalandoci panorami di rara bellezza. Dopo aver caricato il Toyota Land Cruiser di tutto il necessario per l’attraversamento del deserto, tra cui taniche di gasolio di riserva, acqua, bombole di gas, fornelli per cucinare, provviste di cibo, bevande varie, coperte e quant’altro possa servirci, passiamo a prendere Eleonora la cocinera, cioè la signora che si occuperà di cucinare durante il tragitto, la quale porta con se anche il suo bimbo di 3 anni e mezzo. Finalmente partiamo ma non passano nemmeno 15 minuti che siamo già al cimitero delle locomotive abbandonate qui sin dal 1925. Scattate le foto di rito si parte, questa volta sul serio, per un lungo tragitto su piste sterrate con la bussola che punta decisa verso sud! Ovunque lama e vigogne rallegrano un paesaggio solitario dove non incontriamo anima viva, chi non è mai stato qui non può immaginare l’immensità di questo scenario. Attraversiamo il Rio Grande completamente ghiacciato e dopo alcuni chilometri facciamo sosta al villaggio di San Cristobal, qui c’è da visitare una grande chiesa con affreschi molto belli. La troviamo chiusa ma Freddy, il nostro autista, riesce a trovare in giro per il paese il custode con le chiavi e farcela aprire; una volta entrati, rimaniamo stupiti dalla controsoffittatura in legno di cactus e dall’altare così finemente lavorato domandandoci come possa trovarsi qui in un luogo così remoto e isolato. Quando salutiamo e ringraziamo, ci sentiamo rispondere dal custode che è lui a ringraziare noi per essere giunti sin qui facendo sosta per ammirare gli interni della chiesa. Proseguiamo lungo la pista sterrata fino a giungere all’abitato di Culpina K all’ora di pranzo, dal tetto del Toyota vengono scaricati i fornelli, le bombole del gas e le provviste così che la cocinera ci possa preparare l’almuerzo a base di sopa de quinoa, bistecche e pomodori. La quinoa è un cereale andino piatto base nella dieta Inca coltivata da migliaia d’anni e largamente usata non solo in Bolivia ma anche in Perù. Con la quinua si prepara sia la farina che la pasta, contiene molte più proteine che qualsiasi altro grano. Nel frattempo noi andiamo verso la piazza attratti dalla musica proveniente da una grande casa, che scopriamo poi essere la “Sede Sociale”, veniamo così a sapere che è in corso una festa di matrimonio. Mentre dalla porta con discrezione facciamo un paio di fotografie, senza rendercene conto, ci ritroviamo con in mano una coppa di spumante e veniamo invitati ad entrare per brindare agli sposi. Un gruppo musicale sta cantando e suonando musica andina mentre gli sposi ballano insieme ad amici e parenti, mi piace filmare un po’ di questa timida allegria dove tutti sono composti ed educati trasmettendo valori da noi perduti nel tempo. Torniamo da Eleonora per l’almuerzo (il pranzo) che abbiamo gustato con piacere, specialmente la quinoa davvero buonissima, complimenti alla cuoca che con i pochi mezzi a disposizione è riuscita a prepararci un ottimo pranzo. Una volta ricaricato tutto sul tetto del fuoristrada ripartiamo attraversando la zona del Rio Grande che guadiamo più volte, nonostante il sole alto l’acqua è ancora ghiacciata in più punti, Ad un certo punto Freddy, avendo notato la mia passione per la fotografia, mi dice di scendere per riprendere il 4x4 mentre guada il fiume e che poi avrebbe abbandonato la pista principale per prendere una deviazione portandoci in un posto segreto e farci una sorpresa. Dopo 10 minuti di cammino il paesaggio cambia completamente e la pampa alla quale eravamo abituati si trasforma in un roccioso e profondo canyon con tanto di fiume che serpeggia giù in basso nel fondovalle. A piedi veniamo accompagnati verso la sommità di uno di questi canyon, rimaniamo così stupiti dallo spettacolo che si apre centinaia di metri sotto di noi. L’aria pura e frizzante ci fa assaporare meglio lo spettacolo del fiume che si apre la sua strada nel terreno roccioso. Verso le 17 arriviamo a Villamar, passiamo senza fermarci davanti al nostro hospedaje “Las Piedritas” perché il nostro bravo autista ci dice che, dato che c’è ancora luce, ci porta oltre per vedere le pitture rupestri che sinceramente non ci aspettavamo di trovare da queste parti. Al nostro ritorno all’hospedaje il sole sta ormai tramontando ed il freddo si fa strada all’interno delle nostre giacche a vento, ci sono solo 4 stanze senza riscaldamento e un locale comune con un paio di tavoli dove consumare i pasti fortunatamente provvisto di una piccola stufa a legna. Ceniamo così al calduccio ma nonostante Doni l’avesse provvidenzialmente ricaricata di legna prima di andare a dormire, il calore che emana non dura molto ed in ogni caso è rimasto tutto nel locale comune obbligandoci a dormire vestiti e con addosso i guanti e la berretta di lana. | ||
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