| Una domenica come altre. A pranzo si ritrovano i cognati e, tra una porzione di lasagne e l 'altra, uno dice: “Vado a fare un giro in moto da solo un paio di giorni…” “Cosa?! Da solo ?! Ma sei matto ??? E se non capisci quello che dicono ? E se ti perdi ???No ! Assolutamente no ! Ti accompagno io !” E guardando la moglie, esterrefatta da tale affermazione, chiede un 'approvazione quanto meno visiva, l'assenso almeno con gli occhi, un assenso che tacitamente arriva. Così nasce il giro del Bastardino. L'ideatore di tale genialata è Donato che, forte del fatto che sicuramente avrebbe trovato terreno fertile col cognato e soprattutto la sorella non avrebbe mai osteggiato il marito che sarebbe andato col fratellino del cuore, butta il sasso che viene immediatamente raccolto da Dario. L 'inizio è molto blando, l 'organizzazione del Giro del Bastardino (da qui in avanti GdB) si limita nel decidere la data nel quale verrà effettuato. Era il mese di marzo. Nei giorni a venire, conoscendo gli amici-colleghi dotati di moto, si propone al Biondo (Antonello) e al Nano (Massimo) di unirsi alla coppia dei partenti. Ovviamente i due, bastardini anche loro e già iscritti d 'ufficio al ben più particolare giro del Bastardo (giugno 2006), non esitano minimamente ad acconsentire alla proposta. Il primo, in qualità di “capofamiglia-capobranco-uomocheconta-l'ommocheècapo”, fa finta di chiedere il consenso e si aggrega. Il secondo, in quanto sprovvisto di moglie, si guarda allo specchio e si autoconcede il beneplacito. Nel frattempo, il prode organizzatore Donato, costruisce addirittura il sito internet che servirà per documentare di lì a poco, tutte le scorribande che i mitici centauri compiranno. Arriviamo così ai giorni immediatamente precedenti la partenza. Si provvede ad attrezzare, controllare e rifornire le moto ed i relativi abbigliamenti per il tour. Dario e il Biondo, grazie ad una soffiata del milanese Donato, corrono ad acquistare la tuta antipioggia in quel del Bonola il martedì precedente la partenza: con un gesto magnanimo ne omaggiano una anche alle rispettive mogli che, come al solito, hanno da protestare per il colore. Purtroppo i toni del fucsia non vengono usati per le tute e quindi si sono beccate la tuta nera con i catarifrangenti grigi. Bene. Due giorni alla partenza. Donato convoca il briefing per il venerdì sera alle 21.00 a casa sua. E ' già palpabile l 'emozione dei centauri e la faccia rassegnata e un po' indispettita delle mogli che se ne devono stare a casa (che poi è il posto in cui si trovano meglio e poi con tutto quello che c 'è da fare, lavare, stirare non hanno mica il tempo di andare in moto due giorni !). Davanti al Brachetto e davanti ad una torta con le Fragole della Groenlandia (L 'era glaciale 2), i quattro moschettieri delle due ruote decidono, a fatica, dove uscire dall 'autostrada. Dopo parecchie ore di dibattimento si stabilisce che ci si ritrova alle otto all'autogrill di Castronno col pieno fatto e colazione da fare. Il Biondo, preoccupato per i panini da FARSI preparare, spedisce immediatamente Sabina a cucinare in ordine: parmigiana di melanzane, timballo di pasta, peperonata, torta nuziale al grand-marnier, lasagne verdi, stinco di maiale al forno e una mela. Ah, dimenticavo ! Anche un panino con la nutella. Ore otto del sabato 13 maggio. Il primo ad arrivare (come un bambino non ha dormito per l 'emozione) è Dario, seguito in ordine dal Nano, Biondo e Donato. Ci si colaziona e ci si piena di benzina: casco, guanti, zaino e via ! Si parte ! Sono le otto e un quarto. Al casello di Gallarate uno dei quattro (Dario) paga e parte convinto di essere riacchiappato quanto prima ma fino a dopo Legnano dei tre soci nessuna notizia. Impensierito rallenta e, finalmente, vede arrivare il trio delle meraviglie. Il gruppo ricompattato si invola verso Milano ed appena passato il casello di Agrate, si infogna nel traffico consueto di quell'autostrada di merda. Tra i pullman e le auto che vanno in quel di Asiago (Raduno nazionale degli Alpini) e le auto che vanno in quel di Gardaland, i fantastici 4 slalomizzano tra le colonne di auto e torpedoni e riescono, a fatica, a superare il tappo di traffico.Così si giunge a Bergamo e si decide di proseguire con andatura sostenuta (130/140 kmh). Si fa segno di fermarsi all'autogrill di Franciacorta (poco prima di Brescia) ma, ancora prima dello stop, c 'è una fermata imprevista. "Nano ! Guarda che hai lo zaino aperto !” dice Doni. “Porca putt… !!!” risponde Nano. “Nano, ma per caso nella tasca aperta avevi degli occhiali da sole ? Io ne ho visto un paio attraversarmi la strada quando ero dietro di te.. “ dico io. “Noooooooooooooooooooooooooooooooooo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” fu la risposta del malcapitato. Erano proprio i suoi ! Così, dopo un minuto di raccoglimento in memoria degli stessi, ci si riveste e si riparte verso l 'autogrill. E il Biondo ??? Lui fuma, come sempre. Si arriva all 'autogrill e tra un attacco di prostata e l 'altro ci si riposa un pochino. La direzione è Desenzano sul Garda: si arriva al parcheggio e ci si spoglia per il caldo e per il sole. Stravaccati sul molo del posto, ci si ciba. Il Biondo stende la sua tovaglia a quadri verde e bianca e comincia ad estrarre dal suo zaino modello etabeta, la sopressata, le lasagne, la ‘nduja, il timballo di carne, peperoni e parmigiana. Il fiasco di vino e le sigarette sempre di fianco così per non perdere le sane abitudini. Stravaccati per quasi due ore (leggere il roadbook) ci si trastulla al caldo sole del lago di Garda buttando l 'occhio sui vari bikini presenti sul posto. Dicendo sempre che potrebbe essere sua figlia, cerchiamo di distrarre il Biondo: “guardati quella bella sessantenne !” Ma Ito non ci sta: col fare da playboy, con la sigaretta alla James Dean, luma il più possibile in cerca di bocconcini prelibati. Il Nano, nel frattempo pensa sempre ai suoi occhiali stesi sull'asfalto della Milano-Venezia. Donato in trip da foto, esegue un reportage fotografico degno del miglior Oliviero Toscani. Io (Dario) invece penso alle cazzate da scrivere nel roadbook. Ripresi armi e bagagli, si riparte e si arriva in quel di Salò. Finalmente un paese pregno di storia (pensa il camerata Dario). E qui il primo colpo di scena. Il Nano s 'innamora e medita addirittura di abbandonare il quartetto per la cameriera del bar nel quale i fantastici quattro stanno bevendo birra, caffè e spremuta d 'arancia. Una ragazzina carinissima che, effettivamente, merita le attenzioni maschili. Il Nano viene quasi strappato dalla sedia e, con la musica del Titanic in sottofondo, si allontana dalla sua amata per raggiungere l 'altra altrettanto amata moto. Si riparte e ci si dirige verso Limone sul Garda. Anche qui sosta di pochi minuti, giusto il tempo di spremere la prostata (sollecitata oltremisura dalle vibrazioni) e poi si viaggia in direzione di Riva del Garda. Espatriati in Trentino, il richiamo della montagna è forte. Il Biondo vuole a tutti i costi portarci a vedere la casa che affittava quand'era giovane a Dorsino e poi andare al lago di Molveno. Della casa non poteva fregare di meno agli altri tre mentre del lago di Molveno si. Ma essendo persone caritatevoli e soprattutto amici, concediamo questo dolce amarcord al Biondo riconducendolo a fatica (lui va pianino quando ci sono le curve, vero Doni ?), nel paesino veramente molto caratteristico di Dorsino. Arriviamo lì e, con scena alla “Carramba che sorpresa” cerca disperatamente la fontana nella quale si abbeverava da giovane. Purtroppo il tempo passa, il paese si ammoderna e la fontana sparisce. Vabbè, altro colpo alla sensibilità dell'anziano che comincia a lamentare i primi dolori. Arriviamo in quel di Molveno e ringraziamo il Biondo di aver insistito per andare da quelle parti. Ma ci spingiamo oltre: facciamo altri cinque chilometri e arriviamo ad Andalo. Paesino molto bello ma, crediamo, colpito da un 'epidemia che ha sterminato tutti gli stanziali in quanto non si è vista anima viva. Giusto il tempo di fare qualche foto e si riparte verso Riva del Garda facendo però un 'altra strada rispetto all'andata. Arrivati a Riva, ci appropinquiamo verso il lungolago ma la stanchezza e il vento che spirava nel Benaco, ci ha indotti a risalire in moto ed andare verso il posto che ci avrebbe ospitati la notte. Attraversiamo Torbole e dal Trentino si passa al Veneto: strano, non ci chiedono nemmeno la carta d 'identità. Arriviamo a Casa Gagliardi (consigliata: rapporto qualità-prezzo ottimo) e prendiamo possesso delle camere. Le coppie si formano automaticamente: parenti e amici. Dario e Donato (anche perché il nome inizia con la stessa iniziale) e Il Biondo e il Nano. Dario teme la notte col noto suonatore anale nel letto con lui: ma si sa che anche lui ha le sua armi a disposizione. Imbosca sotto il letto un paio di calze da scatenare in caso di offensiva da parte del cognato. Il Biondo appena giunto in camera marca il territorio: il Nano è alla ricerca disperata di birre e riesce a trovarle. Sui rispettivi balconi ci si trastulla al sole delle sette di sera e il Biondo sfodera quel risichino, che in genere è ben nascosto dai vestiti. Così tra una cazzata (altro che una..) e l 'altra, si arriva all'ora della doccia. Pronti per andare a cena, i due astemi del quartetto (D&D), caricano sulle proprie moto gli altri due e vanno a Malcesine. Voto a Malcesine: otto. Molto caratteristico e particolare, offre una vasta scelta di locali per il ristoro e soprattutto un bar nel quale c 'è la sosia della Sconsi: un puttanone di chiari intenti da entreineuse. La scelta per il locale nel quale fare la cena è veramente lunga e sofferta: alla fine siamo riusciti ad entrare nel ristorante dopo le nove. Il menù è vario: pasta, pizza, stinco di pollo, crepes alla nutella, birra, caffè e limoncello. Il costo è di 16 euro a testa. Dopo di ciò, i Fantastici 4, passeggiano in quel di Malcesine e tra una risata e l 'altra il fratellino Donato, sapendo che la sorella era a casa da sola terrorizzata nel vedere l 'Esorcista, comincia a fare scherzi telefonici facendo piegare dal ridere gli altri tre. Poi raggiungiamo il Castello (dove alle dame piace fare solo quello) e incontriamo una comitiva di tedesche di Cermania in chiara e palese caccia di volatili italiani. Ma noi, da bravi ragazzi (o da sfigati), prendiamo un 'altra strada e tiriamo le undici (mentre il Nano si scola un 'altra birretta). Si risale in moto e si va a dormire. Donato sviene immediatamente entrato nel letto e io ascolto l 'Ipod che copre il russo del mio vicino di letto (come si assomigliano i fratelli e sorelle). Al mattino, verso le sette e mezza, risvegliandosi dal meritato riposo, i quattro scoprono che il tempo è tiranno. Piove e sembra autunno. Ma la fiducia dei quattro è grande: si va a fare colazione e si guarda il MotoGp. Nel frattempo le condizioni atmosferiche cambiano drasticamente: il sole fa capolino e rende felici e carica di bestia i centauri. Alle dieci si parte in direzione della Val di Ledro, consigliati dall'oste della locanda. Quindi il Giro del Lago di Garda si trasforma in il giro dei laghi e delle valli lì intorno. Si riespatria in Trentino e si giunge al Lago di Ledro, poi si ritorna in Lombardia e si arriva al Lago d 'Idro. Nel mentre si fanno delle strade incantevoli, sembra proprio fatte per le moto. Le curve si snodano in mezzo ai monti e alle foreste dal Trentino alla Lombardia, paradiso del centauro che gode nell'affrontare i cambi di direzione e nello stesso tempo ammira i paesaggi che attraversa. Giungiamo così in quel di Bagolino, paese noto per aver il più alto rapporto tra locali pubblici ed abitanti di tutta l 'Italia. Scattiamo le prime foto artistiche mentre si piega in moto, in uscita dalle curve, in impennata, mentre si saluta. E poi arriviamo al ristorante sede del pranzo delle tredici. Specialità del posto con pasta ottima, trota ai ferri, nodino di maiale, prosciutto e melone, vinello buono e caffè: totale 15 euro a testa. Con la panza piena si riparte in direzione del Croce Domini ma, mentre facciamo le foto su un tornante, alcuni colleghi bikers ci segnalano la chiusura del passo. Rapido sguardo alla cartina e il navigatore del gruppo cioè Dario, trova una stradina bianca sulla cartina che porta al Passo Maniva e successivamente in Val Trompia. Ci inerpichiamo lungo una strada che, a volte, è meno larga di quella che porta al Campo dei Fiori di Varese e giungiamo alla sommità del passo. Una volta fermati a fare le foto ci sono i vari resoconti delle quasi-cadute del Biondo e del Doni. Risate a non finire (grazie al fatto che non si era caduti) e solita spremuta di prostata questa volta però all'aria aperta. Affrontiamo l'ultimo chilometro della mulattiera e scolliniamo verso la Val Trompia. Ogni tanto becchiamo qualche goccia d 'acqua ma nulla può impensierire più di tanto i fantastici 4. Si va in direzione di Iseo e giunti a Gardone Val Trompia imbocchiamo una strada non segnalata particolarmente bene. "Chissà se ho sbagliato..” si chiede Dario mentre affronta i primi tornanti. La conferma dell'esattezza viene subito dopo incrociando una serie incredibile di moto. La strada è quella che porta al Passo delle Tre Croci: forse la strada più bella ed impegnativa della due giorni. Sfrecciano moto di ogni tipo ed ad ogni velocità. Auto incontrate forse due o tre. Insomma tra curve, staccate, controcurve, rettilinei si scollina e si vede il meraviglioso panorama del lago d'Iseo. Scesi ad Iseo si va verso Bergamo per prendere l'autostrada: una breve sosta per un gelato a Clusane e qualche km di rallentamento per attraversare un paese molto bello sul lago. Arriviamo finalmente in autostrada e si preventiva la sosta al primo autogrill incontrato. A Dalmine l'ultimo rifornimento e coda al casello anche se, solo dopo, abbiamo saputo che c 'era sciopero. Arriviamo alle sette di sera all'autogrill di Castronno, foto e stretta di mano. Stanchi ma felici per la due giorni appena trascorsa. E la prossima zingarata è il Giro del BASTARDO !
Tutte le foto le trovi nel sito di Dario: I diari della Motocicletta | |