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TANZANIA e ZANZIBAR - (1990) di Gianni Rossi | per info sul paese click sulla bandiera | |||
Viaggio di Gianni Rossi TANZANIA - I PARCHI e ZANZIBAR | ||
Avevo deciso di ripetere l’esperienza di capogruppo con CLUB AVVENTURA di Gino Lizzi, visto che le cose nello Yemen del Nord l’anno prima non era andate niente male. La prima proposta di Gino era stata 15 giorni in Tanzania nei parchi, ma gli ho controproposto una estensione facoltativa a Zanzibar per una settimana. Le ferie estive non possono durare solo 15 giorni e una settimana di barriera corallina ci vuole sempre dopo l’arsura della savana. 7 agosto martedì : Ci siamo incontrati all'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino con il gruppo formato da 19 persone. La partenza era prevista per un’ora terrificante, le 2:00 di notte. Il volo prevedeva uno scalo tecnico ad Adis Abeba di un’ora e 30, per cui siamo sbarcati all’aeroporto Kilimangiaro di Arusha verso lo 14:00. All'uscita dall'aeroporto ci attendevano le auto della Classic Tours & Safaris, con Peter, il driver leader, che in seguito si sarebbe dimostrato un’ottima guida nei parchi. Dopo circa 1 ora di strada siamo finalmente arrivati all'Impala Hotel, situato a 10 minuti a piedi dal centro della città. Il gruppo si è sistemato nelle camere, discretamente pulite e ordinate e io ho preso contatti con i responsabili della agenzia, Mr. Nachan e Mr. Mrema, il cui ufficio si trova a breve distanza dal Hotel. Insieme abbiamo discusso l’itinerario ed è stato possibile cambiare al nero i dollari necessari per tutto il periodo di vista ai parchi. Il cambio ufficiale è estremamente favorevole: 1 scellino = 6,21 lire, ma il cambio nero è a dir poco allucinante: 1 scellino = 4 lire. A farla breve: una aranciata da 100 scellini costa a noi 400 lire, una cena da 1500 scellini viene 6000 lire. Per gli alberghi abbiamo speso da un massimo di 130.000 lire ad un minimo di 1.600 lire. Ho cercato di inserire nel programma la visita ad alcuni mercati settimanali, in località situate vicino ai parchi, per poter occupare meglio la parte centrale della giornata, quando gli animali sono nascosti, e per poter avere maggiori contatti con la popolazione. Contemporaneamente ho richiesto i biglietti per il volo su Zanzibar. Dopo una breve passeggiata in centro, abbiamo cenato all’Impala, mangiando bene e spendendo 1500 scellini a testa, bere escluso (bibite: 50-150 sc.; birra; 250-320 sc.; acqua 500 sc. X 2 litri). 8 agosto mercoledì: Dopo colazione abbiamo preso possesso dei nostri veicoli. Erano vecchie Land Rover prive di tetto e con il bordo superiore delle portiere ben imbottito. Era possibile effettuare gli avvistamenti e le fotografie rimanendo in piedi sui sedili. Ci siamo diretti verso il Tarangire National Park, a circa 2 ore da Arusha. Lungo la strada abbiamo effettuato una breve sosta in località Burka Kisongo ove, tutti i mercoledì, si tiene un bellissimo mercato masai di bovini. Il parco si trova in un territorio collinare, con scarsa vegetazione. Abbiamo avvistato numerosissimi animali, prevalentemente mandrie di zebre, gnu e bufali. Il pranzo è stato al sacco e abbiamo prolungato la visita anche nel pomeriggio. Il pacchetto dell’agenzia prevedeva l’alloggio presso il Tarangire Safari Lodge, ma purtroppo, per un disguido organizzativo tipicamente africano, questo era pieno, per cui siamo stati dirottati al Fig Tree Hotel, un albergo più economico e di scarso livello. La Classic in seguito ha restituito al gruppo la differenza di spesa. Peccato comunque perchè il Lodge previsto sembrava molto bello e in ottima posizione panoramica. L’inaspettato spostamento si è però dimostrato un vantaggio, visto che il Fig Tree è situato esattamente all’ingresso del Lake Manyara National Park. 9 agosto giovedì: Data la vicinanza, alle 6:30 eravamo pronti all’ingresso del Parco. I parchi vanno visitati preferibilmente all'alba o al tramonto, perché in questi orari gli animali escono all’aperto e raggiungono i corsi d’acqua. Le strade nei parchi sono sterrate e naturalmente le auto sollevano un gran polverone. Il mio ruolo di capogruppo mi ha avvantaggiato non poco, perché mi ha permesso di rimanere sempre sulla prima auto della colonna, ove si mangia meno polvere e naturalmente si avvistano gli animali prima che fuggano. La vegetazione del Lake Manyara è molto fitta, da foresta equatoriale. Il paesaggio è ancora più suggestivo sulle rive del lago che è circondato da basse colline. Peter si è rivelato un prezioso avvistatore di animali. In una radura siamo riusciti fotografare un leopardo sul ramo di un’acacia: pare che i leopardi in questo parco siano rarissimi. Verso le 10:00 siamo ritornati al Fig Tree per la prima colazione. Poco distante abbiamo visitato il vicino villaggio di Mto Wa Mbo, con un interessante mercato di artigianato di articoli vari. Alle 12:30 siamo ritornati nel parco per proseguire il safari, dopo un breve pranzo a sacco. Sulle rive di un corso d’acqua in secca ci siamo avvicinati con estrema prudenza ad un gruppo di elefanti. Uno di questi, forse incuriosito o irritato, si è incamminato nella nostra direzione per cui abbiamo preferito battere in ritirata, non senza aver scattato numerosissime foto. Verso sera abbiamo raggiunto il Lake Manyara Lodge, molto bello e confortevole. 10 agosto venerdì: Prima della partenza abbiamo fatto una breve sosta nei negozietti di artigianato situati di fronte al Lodge, poi, dopo uno spostamento di 1 ora e ½, abbiamo raggiunto il Junction Lodge, ove ci siamo sistemati in bungalow di livello molto modesto, con servizi scarsi e in comune. Junction Lodge è un campeggio con tende e bungalow, notevolmente lontano dal Ngorongoro (circa 3 ore e 1/2 dal fondo del cratere). Il disagio della sistemazione e la notevole distanza dal parco sono in parte compensati da una buona cucina, movimentata da balli africani, con danzatrici a quattro stellette. Col senno di poi sarebbe stato meglio evitare questa sistemazione, optando per i Lodge situati sul bordo del cratere (Rhino Lodge - modesto, Ngorongoro Wildlife Lodge - molto bello). Essendo più vicini al Parco, consentono di iniziare la visita veramente alle prime ore dell’alba. Avendo il pomeriggio libero (eravamo in anticipo di ½ giornata), abbiamo esplorato il vicino paese Karatù, con un bel mercatino, ed una missione cattolica. Cena e danze al Junction Lodge. 11 agosto sabato: Data la distanza, ci siamo avviati alle 6:30 per arrivare al bordo del cratere alle 9:45. Il Ngorongoro ha un diametro di circa 17 chilometri e le sue pareti sono abbastanza scoscese, percorse da sentieri e strade sterrate a tornanti. L’interno è pianeggiante, con la tipica vegetazione della savana che circonda un lago popolato da fenicotteri. Nei secoli questa ristretta area è diventata un habitat naturale per moltissime specie animali. Erbivori, carnivori, uccelli qui convivono, seguendo rigorosamente le terribili leggi della sopravvivenza. In questo ambiente che ricorda un paradiso terrestre, si inseriscono frotte di turisti armati di macchine fotografiche, ma gli animali sembrano indifferenti, come esperti modelli in sala di posa. Fino alle 10 del mattino siamo rimasti immersi in una fitta nebbia, poi è uscito il sole. Da quel momento gli avvistamenti sono stati molto numerosi. Tutte le specie della savana sono rappresentate: antilopi, gazzelle, gnu, giraffe, rinoceronti e ippopotami. Non mancano naturalmente elefanti e leoni. Delude un po' la folta presenza di turisti. Sosta piacevole per il pranzo al sacco presso un piccolo laghetto con ippopotami. Nel pomeriggio siamo ritornati al Junction Lodge per cena e notte. 12 agosto domenica: Durante il viaggio verso il Serengeti abbiamo fatto sosta a Olduvai Gorge, raggiungibile mediante una deviazione di 10 Km dalla strada principale. Una grande roccia di origine vulcanica con pareti verticali si stacca dalla pianura. Sulle pareti le diverse colorazioni della roccia rappresentano diverse ere geologiche. E' zona di importanti reperti preistorici. Il primo ritrovamento ad opera di Louis e Mary Leakey risale al 1959. Si trattava di un cranio risalente a 1.800.000 anni fa, appartenente ad un nostro antenato denominato Homo Habilis o “Nutcracker”, schiaccianoci, per la sua abilità a schiacciare le noci. Maria Rosa discende direttamente da lui. Nella stessa area, nel 1963, fu ritrovato l’Homo Erectus (da cui discendo io) risalente a 1.500.000 anni fa. Abbiamo visitato un piccolo museo ma purtroppo la visita completa del sito avrebbe richiesto una prenotazione. Del resto la sosta non era nemmeno prevista nel programma ed era stata esplicitamente richiesta da me agli autisti. Abbiamo pranzato a sacco e nel pomeriggio ci siamo sistemati presso il Seronera Wildlife Lodge (stupendo!) Siamo poi usciti con le Land Rover per il safari fotografico nel Parco Serengeti. Penso che la savana sia stata inventata proprio qui. Il paesaggio è talmente tipico che sembra di entrare in un libro di scienze naturali. Abbiamo effettuato numerosi avvistamenti anche nei pressi del Lodge. Incrociando le auto di altri turisti, Peter raccoglieva informazioni sugli spostamenti di animali. Una buona guida è fondamentale soprattutto per individuare i predatori. Con questo sistema siamo arrivati nei pressi di una acacia che ospitava un leopardo sul ramo intento a digerire la sua preda, una gazzella, oramai ridotta a poche ossa. In lontananza, una fila di giraffe si stagliava contro il tramonto riproducendo l’Africa del nostro immaginario, l’Africa che non si può dimenticare. 13 agosto lunedì: Ci siamo spostati nella savana per raggiungere il Lobo Wildlife Lodge, incontrando numerosi animali lungo l'itinerario. Abbiamo sostato alla Hippo Pool, per fotografare ippopotami e coccodrilli. In primavera immense mandrie di erbivori migrano verso il parco Masai Mara, in Kenia, ove stanziano fino all'autunno. Per tale motivo, la parte nord del Serengeti, in estate, è povera di fauna. Sarebbe stata utile, per completare l'itinerario, una escursione dal Lobo Lodge al parco Masai Mara, a circa 1 ora e 1/2 di strada, con rientro in giornata. Pare sia possibile attraversare il confine con un permesso fornito tramite la Classic Tours. 14 agosto martedì: Siamo partiti alle 7:45 dal Lobo Lodge, diretti verso il Lago Natron. Dopo circa 2 ore di pista siamo entrati nella riserva Masai e abbiamo incontrato i primi villaggi. La visita al villaggio masai è possibile solo dopo che gli autisti hanno contrattato il prezzo con il capo villaggio. Abbiamo concordato 7.500 scellini per auto, ovvero 30.000 lire, una cifra esagerata se proporzionata al costo della vita in Tanzania, ove uno stipendio medio è di 4.000 scellini al mese, cioè 16.000 lire, ed una camera d'albergo per la popolazione costa 400 scellini. Ho potuto poi verificare che gran parte della cifra è stata intascata dagli autisti. La somma ha consentito foto a volontà e spettacolo di danze. I masai vivono in tucul fatti di fango ed escrementi di animali e sono allevatori di mucche. I tucul sono disposti in cerchio e i bovini di notte stanno in piazzetta. Tra un tucul e l’altro vi sono mucchi di frasche che impediscono la fuga degli animali e l’ingresso di eventuali predatori. I masai sono alti e magri e pare che non portino le mutande sotto i corti gonnellini. Quando danzano fanno dei gran salti. Le ragazze del gruppo sono andate fuori di testa. Pranzo a sacco. Presso Loliondo vi sono altri villaggi Sonjo che non abbiamo visitato per mancanza di tempo. Visitarli comunque sarebbe stato un grosso problema perchè si tratta di popolazioni notoriamente ostili al turismo. A dimostrazione di questo, alcuni ragazzini hanno tirato sassi e frecce contro le macchine. Siamo riusciti ad arrivare al Lago Natron giusto per il tramonto. La pista tra le colline era estremamente sconnessa per cui il viaggio, soprattutto l’ultimo tratto, è risultato massacrante. Il lago è vasto, circondato da colline e popolato da numerosissimi fenicotteri che formano da lontano una specie di tappeto rosa. L’acqua è salata, e questo fatto ha dato il nome al lago. Natron deriva da “Na” che è infatti il simbolo chimico del sodio. Ci siamo sistemati in uno squallido campeggio, formato da sette tende anteguerra, di cui due oltretutto allagate. Per un tipico disguido africano, non eravamo nemmeno attesi. Abbiamo potuto utilizzare solo cinque tende, dormendo su materassi di gommapiuma. Non parliamo poi dei servizi, dire precari è dir poco ! Naturalmente dal gruppo si è levato un coro di proteste, peraltro giustificate, ma abbiamo dovuto digerire il rospo. Con i viveri a disposizione abbiamo allestito una cena servendoci della cucina del campeggio. Peter ha procurato bibite in un villaggio vicino. 15 agosto mercoledì: Forse per la stanchezza e un certo malcontento, abbiamo preferito partire presto al mattino anche se, con quello che c’era da fare ad Arusha, sarebbe stato simpatico visitare i dintorni del lago. Gli autisti parlavano di una cascata a breve distanza dal campeggio, con possibilità di fare il bagno. Seguendo una pista estremamente accidentata siamo arrivati ad Arusha alle 13:30, in circa 6 ore. Pomeriggio libero per acquisti. Gli acquisti migliori si fanno ad Arusha, nei negozietti del centro, ove c'è molta scelta con prezzi contenuti. Gli oggetti Masai non si trovano a Dar el Salaam. Abbiamo cenato all'Impala Hotel. 16 agosto giovedì: Mattina libera ad Arusha e successiva visita ad un mercato Masai di bovini in località Ngarantoni. Questo si svolge tutti i giovedì dalle 12 fino alla sera. E’ molto meglio della visita al villaggio di qualche giorno prima. Qui i masai, vestiti con ampi mantelli a quadroni, arrivano con i loro animali e si fanno fotografare senza problemi e senza mancia. Ci siamo poi spostati verso l'Arusha National Park, a 1 ora di strada da Arusha e abbiamo trascorso il pomeriggio visitando l'area del Momella Lake. La vegetazione è fitta per cui gli avvistamenti di animali sono stati scarsi. Il parco non è un gran ché. Cena e notte presso il Momella Lodge (molto bello). Questo parco, di gran lunga inferiore ai precedenti, potrebbe essere visitato in giornata da Arusha, risparmiando il pernottamento al Momella Lodge. 17 agosto venerdì: In mattinata abbiamo visitato di nuovo l'area dei laghi e il cratere di un vulcano situato nei pressi. Siamo poi tornati ad Arusha e il pomeriggio è stato libero per gli acquisti. Abbiamo cenato all'Impala. La giornata è sembrata perfettamente inutile per cui molti del gruppo hanno protestato. 18 agosto sabato: Alle 10:00 siamo partiti in pullman per Moshi, una località situata più a nord, verso il confine con il Kenia, alle pendici del Kilimangiaro. Dopo aver sostato lungo la strada in un mercato locale per circa 1/2 ora, alle ore 12:00 siamo arrivati a Moshi e ci siamo sistemati presso il Key' s Hotel. E’ gestito da una francese che è anche titolare di una agenzia turistica per safari ed escursioni sul Kilimangiaro. E’ dotato di alcune camere belle da 50 $ la doppia e di altre meno belle da 25 $. Quei furbacchioni della Classic Tours avevano prenotato le meno belle, facendole pagare 40 $. Naturalmente si sono intascati la differenza. La cucina era comunque buona e questo non guasta. Ancora una volta abbiamo avuto il pomeriggio libero e questo ci ha permesso di visitare il locale mercato, molto grande e colorato, per circa 2 ore. Moshi è una cittadina priva di qualsiasi interesse ed e' assurdo perderci tanto tempo. E' più ragionevole andare direttamente da Arusha al Kibo Hotel (punto di partenza delle escursioni sul Kilimangiaro). 19 agosto domenica: Era stata programmata per la mattina una visita ad una torrefazione di caffè, ma il tutto è saltato per il fatto che era domenica. Siamo così arrivati al Kibo Hotel in 1 ora e 1/2 di pullman. E’ situato ai piedi del Kilimangiaro. L’ambiente è familiare e simpatico, mentre le camere, pur con il bagno sono decisamente spartane. Ottima la cucina. Abbiamo trascorso parte della mattinata e il pomeriggio passeggiando tra i palmeti, guidati da un locale. Questo ci ha permesso di visitare due cascate e di godere di paesaggi molto verdeggianti, decisamente diversi dai colori della savana. Abbiamo chiesto alla reception del Kibo una guida (è obbligatoria) per l’itinerario sul Kilimangiaro, prevista per il giorno dopo. Proprio all’ora di cena siamo stati informati che la salita al Mandara Hut, il primo rifugio sulle pendici del monte, a circa 3000 mt, era molto fangosa. La nostra guida ci ha pertanto consigliato di noleggiare scarponi e bastoncini. 20 agosto lunedì: Dopo la colazione è iniziata la caccia agli scarponcini necessari per l’itinerario e in pullman siamo arrivati all’ingresso del parco. Sbrigate le formalità, ci siamo incamminati salendo in modo agevole per almeno 2/3 del percorso. Solo l'ultimo tratto è più ripido. L’arrivo al rifugio richiede circa 3 ore.Il paesaggio è davvero superbo. Si attraversano lunghi tratti di foresta tropicale, con grandi alberi ricoperti di rampicanti e di liane. Più in alto compare l’erica, con cespugli giganti che superano i due metri di altezza. Nei pressi del rifugio la vegetazione si dirada e il percorso si snoda tra prati erbosi e rocce. Gli scarponcini si sono dimostrati superflui e molto scomodi. Sono senz'altro indispensabili se è piovuto di recente. Dal rifugio in 15 m' abbiamo raggiunto un piccolo cratere da cui si godeva di una magnifica veduta del Kilimangiaro innevato. La discesa ha richiesto circa un paio d’ore. Recuperati gli zaini al Kibo, verso sera siamo arrivati ad Arusha ove ci attendeva una magnifica cena all'aperto, con danze africane e giocolieri offerta gratuitamente dalla Classic Tours. 21 agosto martedì:Purtroppo il gruppo si è diviso, visto che 9 sfortunati non avevano previsto l’estensione a Zanzibar. Abbiamo proseguito quindi in 11. La nostra solita fedele agenzia Classic Tours ci ha accompagnato all'aeroporto ove ci siamo imbarcati per Dar el Salaam. Siamo poi stati prelevati da un bus della agenzia State Travel Service, prenotata dalla Classic Tours, che ci ha accompagnato all'Hotel Sky Way. Questo Hotel si trova in un’ottima posizione, vicino al Kilimangiaro Hotel e all'Air Tanzania. La camera doppia costava 25 dollari: con il classico sistema africano, non sono stati accettati gli scellini che comunque sono stati dati di resto. Erano molto sporche, ma con bagno ed aria condizionata. Al bar prostitute a disposizione per i disperati. Abbiamo trascorso il resto del pomeriggio al mercato del pesce, sul lungomare. L’orario migliore per la visita è verso le 14:00, quando rientrano le barche. Il pesce viene messo all’asta e poi venduto. E’ uno spettacolo da non perdere. Dal roof garden del Kilimangiaro Hotel si gode un’ottima vista, impagabile al tramonto. Abbiamo cenato ottimamente a base di aragosta, spendendo una esagerazione per un tanzaniano: 3800 scellini cioè circa 15.000 lire, lo stipendio di un mese. 22 agosto mercoledì: Una spiaggia famosa si trova a 15’ in taxi. E’ la Oyster Bay. La spiaggia è gradevole, una baia di sabbia bianca tra le alte palme ma il bagno non è stato un gran chè, causa la bassa marea, la presenza di alghe e di numerosi ricci di mare. Tutte le foto del viaggio in Tanzania si possono trovare nel sito dell'Autore Gianni Rossi: | ||
Alle 14:00 ci siamo imbarcati per Zanzibar dopo una serie infinita di formalità e vari controlli, compreso il certificato di vaccinazione per la febbre gialla. Un minibus appartenente alla agenzia Spice Tours ci ha trasportato all'Hotel High Hill. Purtroppo questo hotel si trova lontano dal centro, a cui è collegato con bus pubblici, con taxi e con bus privati. Vicinissima all'Hotel una bella spiaggia con pescatori e possibilità di splendide foto al tramonto. Abbiano cenato al ristorante Simbad, scarso e con servizio lento. 23 agosto giovedì: Di fronte al porto, a 30 m' di barca c'è la Prison Island, o Isola delle Tartarughe. Avevo prenotato una barca tramite un taxista del porto ad un prezzo abbastanza abbordabile per tutto il gruppo (4000 scellini). Era previsto il ritorno nel pomeriggio. L’isola delle tartarughe ha un ingresso a pedaggio (1 $ a persona da pagare appena sbarcati). Vi è un piccolo ristorante con bibite e noci di cocco. La barriera corallina è a poche decine di metri dalla spiaggia. Il fondale scende verticalmente per cui occorre saper nuotare almeno un po’. Pinne e maschera sono indispensabili. La vegetazione e la fauna sottomarina sono meravigliose. Naturalmente una delle attrazioni dell’isola sono le tartarughe giganti, visto che i detenuti (Prison Island) non ci sono più. Più all’interno si possono visitare ruderi di scarso interesse. E' possibile raggiungere, in circa 1/2 ora di barca la Bowe Island, con una ulteriore spesa di 3000 scellini. E' un'isola più selvaggia ma non più bella, per cui non ne è valsa la pena. Verso sera, dopo il rientro, visita alla città. Il centro storico è formato da numerosi palazzi del seicento e del settecento, di aspetto austero e di stile arabeggiante. Vi sono grandi portoni con borchie in ottone. Abbiamo visitato il mercato degli schiavi (Old Slave Market) di cui è rimasto ben poco, in sostanza una piazza circondata da palazzi antichi, il Forte portoghese, la House of Wonder, la Moschea Shirazi, il Museo Nazionale. I tetti di molti edifici sono ricoperti di vegetazione e sarebbero necessarie grandiose opere di restauro per recuperare tutto il patrimonio storico di questa città. Ci era stato segnalato come ottimo il Fisherman Restaurant per cui già nel pomeriggio avevamo prenotato. E’ infatti sempre molto affollato. Abbiamo fatto strage di aragosta, fish-kebab e assaggiato la bistecca di tartaruga. La birra era disgustosa per cui col senno di poi sarebbe stato utile comprarla nel pomeriggio in negozio. 24 agosto venerdì: Con il pulmino di Yussuf abbiamo effettuato il Tour delle spezie. Si tratta di piantagioni e coltivazioni dell’interno, nella parte settentrionale dell’isola. Abbiamo visitato anche i Bagni Persiani (Persian Baths) e altre rovine di poco conto (Kibweni Palace, Maruhubi Palace). Ancora più a nord, presso la spiaggia di Mangapwani (rinomata ma non bella per la bassa marea), vi è la famosa grotta degli schiavi, il luogo dove gli schiavi diretti alle Indie, venivano ammassati per essere poi caricati sulle navi. Il giro è interessante ma non eccezionale. A dire e il vero non sono molto interessato alle piantagioni, e i pochi luoghi storici che si visitano sono fatiscenti. Le strade di collegamento poi sono tragicamente sconnesse. Anche le spiagge di questa parte dell’isola non sono un gran chè per cui, se si vuole fare vita balneare, è meglio andare alla Prison Island. 25 agosto sabato: Al mattino infatti, con il solito ragazzino della barca, siamo ritornati alla Prison Island. Abbiamo trascorso il pomeriggio in città gironzolando tra i negozietti, anche se l’artigianato è scarso. Nei pressi del porto, in una fila di bancarelle, è possibile assaggiare pesce fritto appena pescato: una vera delizia. Ritornati all’albergo, abbiamo trovato un messaggio della Air Tanzania in cui ci veniva segnalato che il volo da Zanzibar a Dar era stato anticipato dalle 9:50 alle ore 6:00. Per fortuna avevo lasciato il mio recapito! Del resto già sapevo che a Zanzibar gli aerei si spostano solo quando sono pieni di passeggeri, per cui gli orari dei voli sono puramente indicativi. Il nostro amico Giglietti infatti l’anno prima aveva aspettato l’aereo per due giorni. 26 agosto domenica: Con il bus di Yussuf siamo arrivati all’aeroporto alle 6:00. Abbiamo trovato l’ingresso chiuso. Solo verso le 7:00, in bicicletta, è arrivato un impiegato che ha sollevato la saracinesca del capannone che era poi l’aeroporto. Puntuali siamo arrivati a Dar con una intera giornata a disposizione. Abbiamo cercato un albergo presso l’aeroporto, nel timore di non trovare un taxi l’indomani alle 3:30, orario di imbarco per l’Italia. Dopo varie ricerche e discussioni all’interno del gruppo, abbiamo optato per il New Rongai Guest House, dotato di camere doppie con ventilatore a 400 scellini molto modeste ma pulite. Un classico albergo destinato alla popolazione, non certo ai turisti, visto che i pavimenti erano di cemento e l’arredamento era estremamente spartano con turca in cortile. Lasciati i bagagli in camera, con un bus privato siamo andati al Bahari Beach Hotel (20 Km a nord di Dar). Questa è la spiaggia più rinomata della costa e non a torto. Nel pomeriggio, con il minibus ci siamo fatti accompagnare al mercato dell'ebano, situato a 10 km da Dar. E’ possibile curiosare nei retrobottega e vedere qui gli artigiani al lavoro. L’ultima serata in Tanzania non poteva non essere al Kilimangiaro Hotel per l’aragosta. Ritornati alla Guest House in taxi, abbiamo prenotato un pulmino per il giorno dopo alle 4:00 tramite Catherine, la proprietaria. 27 agosto lunedì: Il minibus è arrivato puntuale alle 4:00 e l'autista mi ha chiesto 5000 scellini invece dei 2000 concordati per il breve percorso fino all'aeroporto. Dopo la solita discussione gli ho consegnato quanto pattuito, lasciando una mancia alla ragazza. Ottimo il volo di rientro in Italia. Tutte le foto del viaggio a Zanzibar si possono trovare nel sito dell'Autore Gianni Rossi: | ||
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