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INDIA, tour in moto in Ladakh - (2008 e 2009) di Piero Cevasco | per info sul paese click sulla bandiera | ||||||||||
HIMALAYA: in cima al Mondo - - - The Trans Himalayan Safari di Piero Cevasco | ||
Da Nuova Dheli ai confini con la Cina sulla strada più alta percorribile con una moto. Il viaggio straordinario di Piero che a bordo di una Royal Enfield è partito alla scoperta delle cime indiane Quello che vi racconterò è uno straordinario ed insolito viaggio che mi ha portato da Nuova Dheli alla Nubra Valley, valicando il Khardung-la. Che a sua volta, con i suoi 5.602 metri, è il passo "carrabile" più alto del mondo. La moto, una Royal Enfield 350 costruita in India con tecniche artigianali su "ricetta" inglese degli anni 50, l'ho noleggiata a Nuova Dheli. Una tra le prove più impegnative è stata quella di uscire dalla capitale indiana: una città maleodorante di spazzatura e fogne rotte, con strade sempre intasate da un andirivieni di vecchi camion e corriere fatiscenti stracariche di persone appese dovunque, di rickshaw che poi sono i nostri Ape Piaggio trasformate in taxi per il trasporto di passeggeri , di pedoni sempre in quantità da uscita stadio dopo un derby e di mucche vaganti ed indisturbate (spesso se ne incontrano di morte sulla strada…). Il codice della strada non esiste, è lecito fare tutto e passare dovunque, la precedenza è del più grosso o del più incosciente. Il rumore del traffico è assordante, soprattutto per l'abitudine di tutti i conducenti di tenere sempre il clakson pigiato (mi sono adeguato anch'io…). L'aria era irrespirabile per la molta polvere ed appiccicosa per l'elevato tasso di umidità ed i suoi 35/38°C. Il traffico e la precarietà delle strade hanno richiesto otto giorni per raggiungere Leh, la capitale del Ladakh, detto anche il piccolo Tibet. Questa città, incastonata in un panorama di deserti e montagne innevate, è la culla d'origine del Buddismo lamaista, filosofia nata verso il 250 Avanti Cristo. In questi primi otto giorni di viaggio ho percorso oltre 1.000 km su strade spesso "sostituite" da fiumi, piste polverose, steppe, deserti di sabbia o sassi, tratturi innevati e soprattutto fango, tanto fango. Ma anche mucche vaganti, cani randagi, simpatici asinelli e dispettose scimmiette spesso occupavano la strada ed obbligavano a pazienti attese. La velocità media è stata di 30 km orari: la moto, discretamente confortevole pur con i suoi stretti pneumatici stradali, ha superato incredibilmente ogni ostacolo. Chandigarth, Manali, Keilong, Sarchu sono le cittadine che ho incontrato lungo il percorso. Ho pernottato in strutture indicate come alberghi ma spesso più simili a pensioni di paese, altre volte in campi "tendati" in mezzo ad un grandioso nulla, circondato però da cime himalayane innevate. Ho visto paesaggi che davano il senso dell'infinito e della solitudine, ho incontrato una moltitudine di personaggi erranti nel nulla ai quali avrei voluto chiedere:chi fossero, o dove andavano, o ancora perché… queste mie domande saranno per sempre inappagate e mi lasciano senso di un vuoto. Ho viaggiato ad un'altitudine sempre oltre i 3.000 metri. Rohtang-La (3.980mt), Baralacha-La (4.892mt), Lachulung-La (5.065mt) e Tanglang-La (5.360mt) sono i passi che a cavallo della Enfield ho superato prima di giungere a Leh, una città "santa"tutta da scoprire e difficile da descrivere. In tutta la regione si incontrano i Gompa, monasteri buddisti arroccati sulle cime dei monti. Vi si respira un'aria mistica profumata da incensi accesi , gli interni sono ordinati, i colori vivaci con prevalenza del color oro, i monaci gentili e disponibili. Sono luoghi di culto ma anche scuole dove si insegnano i dettami di Buddha l'Illuminato. Dentro e fuori dai Gompa si trovano le "ruote delle preghiere" che, secondo la tradizione buddista, vengono fatte girare dai pellegrini e "diffondono" le preghiere, cosi come le correnti d'aria portano al cielo gli scritti dei fogli di preghiera (decine di bandierine fittamente scritte e legate su di un filo) che i pellegrini distendono sia fuori dei monasteri sia presso gli innumerevoli "tabernacoli" lungo le strade. Leh ed i suoi dintorni hanno meritato due giorni di visita, due giorni di necessario e tonificante riposo per me dopo gli otto precedenti passati in sella. In questa città, dalle viuzze strette con piccoli bazar stracolmi di tutto ed un andirivieni continuo di persone, meritano un'attenta visita il tempio buddista ed il folkloristico mercato centrale dove si rimane incantati dai mille colori delle sete, delle stoffe in cachemire e pashmina, e della frutta esposta a piramide su banchi precari. Qui possono acquistare coltelli antichi con manico in osso di yak, bracciali d'argento, collane con pietre colorate ed ogni altro tipo di monile. I prezzi sono veramente contenuti: con qualche centinaio di rupie si portano graziosi souvenir a tutti (65 rupie = 1 euro). | ||
La mattina di ferragosto riprendo il viaggio eccitato per ciò che mi attende: dai 3.505metri di Leh supererò in moto i 5.600 metri, quasi mille metri più su del Monte Bianco, la cima più alta d'Europa. L'angusta strada che mi porta alla Nubra Valley si snoda in un susseguirsi continuo di curve. Il fondo stradale non mi è nuovo: mancano l'asfalto e (come sempre) i paracarri, ma non la polvere, le ampie pozze d'acqua, i cumuli di neve, il fango e grosse pietre. Per contro il paesaggio è di rara bellezza. Mi circondavano le montagne di nudo granito, spesso con le fattezze delle canne d'organo, e le cime bianche per i vasti nevai. Piu volte la stretta strada sfocia in altopiani vastissimi e perde la sua unicità in molte piste parallele che convergono dopo decine di km. È stato divertente, dopo centinaia di km su anguste strade, correre (massimo 50km/h) senza vincoli e senza barriere su un fondo gibboso ma che mi pareva un biliardo. Ho attraversato villaggi caratteristici di poche e piccole case, ho incontrato mandrie di yak, greggi di pecore delle razze pregiate cachemire e pashmina, cavalli stupendi nel loro libero correre, marmotte curiose e condor intenti a divorare carcasse. Dopo cento km dalla partenza ecco finalmente Khardung-La: il valico a 5.602 metri è certificato come il più alto al mondo percorribile con un mezzo a motore. Un thè ristoratore è d'obbligo, cosi come la foto di rito a fianco del cartello che indica l'altitudine. In un piccolo negozietto sono ammassati souvenir di diverso tipo. Non potevo non prendere la t –shirt con ricamata la silouette di alte montagne imbiancate e la scritta"Khardungla – Ladakh-India-18380 ft. HIGHEST MOTORABLE ROAD IN THE WORLD" Un acquisto costato meno di 2 euro ma soprattutto tanta fatica, impegno e disagi, ripagati comunque da un'esperienza per me unica. Appena il tempo di sistemare la maglietta nello zaino ed ecco il fioccar della neve… Mi affretto a scendere verso la Nubra Valley . Dopo una ventina di km di vertiginosa discesa, a circa 3.500 metri, cessa di nevicare ed un sole caldo illumina in distanza un fondovalle con ampie macchie di verde smagliante. Attraverso dune di sabbia simili a quelle sahariane, supero i fiumi Nubra e Shyok ed entro finalmente in quel verde fatto di vegetazione rigogliosa e puntinata da fiori coloratissimi. Qui si coltivano cereali e alberi da frutta, in particolare mele ed albicocche piccole ma dolcissime. Alloggio in un villaggio di bungalow di canne, fatto molto bene e con i servizi in "stanza". A nord, monti innevati ci separano dalla Cina. Dopo due giorni riprendo strada per l'ultima meta del mio programma: mi dirigo ad est e raggiungo a sera Pangong lake: il lago salato piu a nord del mondo. La sua acqua è limpida, con tutte le tonalità che vanno dal verde smeraldo al blu cobalto. La mattina successiva, dopo un violento ma breve temporale, faccio la foto forse più bella del viaggio: un arcobaleno a 180 gradi sul lago con le montagne del Tibet come sfondo. Piero Cevasco | ||
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