| DAY 1 (4 Agosto – Sabato) Come al solito, la notte prima di un grande evento, di un viaggio particolarmente sentito, non si dorme o si dorme male. Così non si vede l’ora che suoni la sveglia, a volte si porta avanti l’ora per farla suonare ma, quando vedi che fuori è ancora buio pesto e nel giardino gli spiriti della notte stanno ancora facendo un toga-party, ti rendi conto che è meglio riportare l’orologio in modalità corretta e cercare di dormire il più possibile. L’appuntamento è fissato per le 7.15 all’Ippodromo e i tre equipaggi si ritrovano quasi puntuali allo start-point. Saluti e convenevoli di rito (oltre a grattate di palle per quanto menzionato all’inizio) e si parte con prima tappa al distributore di benzina in fondo a viale Ippodromo. Poi finalmente il via alle 7.45 verso la sponda occidentale del lago di Como per intenderci la sponda non-Manzoniana. La strada è piacevole come paesaggio ma decisamente poco gradevole dal punto di vista viabilistico: l’attraversamento dei vari paesi tra cui quello reso famoso da George Clooney (No Martini No Party) è veramente sfiancante e palloso. Per fortuna si giunge al termine del Lago di Como e decidiamo di fare la prima e meritata sosta. Io mi becco le prime lamentele per la scelta della strada ma si sa che ho le (s)palle larghe... Scendiamo dai nostri cavalli e ci appropinquiamo in un baretto presso il quale ci rifocilliamo e ci “svuotiamo”. Primo “colpo di testa” di mia moglie la quale, dopo aver visto ville meravigliose, decide di non voler essere più una medio-borghese bensì una ricca-tirona e decide di comprare un gratta e vinci. Per vincere abbiamo anche vinto ma...5 euro non bastano a trasformare la mia gentil consorte in quello che avrebbe desiderato in quel momento. Dentro di me dicevo “speriamo non mi servano per telefonare a qualche carro-attrezzi...magari il segno del destino...”. Ma essendo positivo anche nelle sfighe “persistenti” e “coriacee” ci ripenso su e dico “Ma che cavolo !!! Andiamo a vincere un bel 100.000€ !” Così, dopo una questua di 1 euro a coppia, grattiamo, grattiamo...ma nisba. Il Biondo e la sua cara-dolce metà (Sabi...guarda che mi devo far perdonare il racconto mancato della scorsa volta...) non sono ancora al 100% e si vede... Donato non vede l’ora di cominciare a “sgasare” e la Robi non vede l’ora di vedere il famoso e tanto agognato campanile del lago di Resia...visto che abbiamo modificato il giro originario proprio in funzione di questo desiderio da esaudire. Ma il primo vero obiettivo è ancora lontano. Alla caricaaaaaaaaaaaaaaaaa !!!! Ci involiamo verso la Svizzera e attraversiamo Chiavenna completamente intasata dalle auto. La strada inizia, finalmente, ad inerpicarsi , ci dirigiamo verso il Maloja Pass che raggiungiamo in tempo relativamente breve.E lì iniziano le prime sgasate, i tornanti “stuzzicano” e tutti e tre non ci risparmiamo. La strada è pulita, il sole rende molto piacevole il paesaggio e l’arietta è frizzante sebbene il sole sia caldo. Ci fermiamo al Maloja per le consuete foto di rito e per scambiare tra piloti i primi commenti. Ma qui c’è un piccolo problema tecnico che, per mia fortuna, non riguarda direttamente me altrimenti la moto sarebbe caduta, incendiandosi, dalla terrazza panoramica del passo Maloja. Il Biondo viene avvisato dal Doni che la sua moto perde dell’olio dal radiatore: panic ! Ma con un pool di cervelli come il nostro vuoi che uno si spaventi per così poco ? Certo che no ! Andiamo a fare benzina a Silvaplana e il Biondo, dopo essersi fatto prestare un paio di chiavi inglesi dallo stanziale, smolla e ristringe il tubo indiziato e rabbocca l’olio mancante. Sembrava la pubblicità dell’Amaro Montenegro e dei tre amici che si tolgono dalle palle un problema...meno male che così è stato. Si riparte, dopo aver fatto un leggero spuntino, alla volta del lago di Resia che dista ancora un centinaio di chilometri. Attraversiamo la vallata di Sankt Moritz, il Parco Nazionale Svizzero e arriviamo al confine italiano di Tubre. Scendiamo per la vallata del Passirio e giungiamo a Glorenza. Anche lì sosta e la “sciura” Grazia non ci sta dentro: deve comprare speck e pane coi semi di gay. Così panino per tutti. Qualche foto e poi si va a bere il caffè nella pasticceria collaudata nel precedente giro. Tutto regolare se non che la Robi “comincia” ad entrare nei bagni degli uomini. Questa volta trova me ma, avesse trovato un tirolese, non so come sarebbe andata a finire: gliel’avrebbe dato lui lo Speck... Ci si incammina verso Resia e il vento la fa da padrona: le moto sono sballottate dalle raffiche e a volte sembra di andare col windsurf. Finalmente arriviamo al lago di Curon laddove si vede il famoso nonchè caratteristico campanile uscire dall’acqua. Quindi primo obiettivo raggiunto ! Ci andiamo a stendere in riva al laghetto ma col cacacazzo di Donato non si riesce a stare tranquilli un attimo. Quindi, esasperati per l’impazienza, ci ritiriamo su e saliamo in moto. Si riparte alla volta dell’Austria. Non facciamo molti chilometri che, il Biondo, mi affianca e ma fa l’inequivocabile gesto di colui il quale ha necessità di rifornire la moto. Così si arriva ad un distributore e ci fermiamo per l’ennesima volta. Anche lì fa i soliti 2 euro e cinquanta di benzina e cerchiamo di fargli capire che, molto probabilmente, ha il computer di bordo che non segna esattamente l’autonomia residua...e sopratutto non è che possiamo fermarci ogni venticinque chilometri per far 2/3 euro di benzina !!! Così si affida al computer di Donato e riusciamo a fare qualche chilometro in più. Nel frattempo si vedono i primi segni di stanchezza delle zavorrine... Lascio perdere i commenti del tipo “Ah...che male di qui...che male di là...che caldo...che freddo...vai troppo piano...vai troppo forte...ma non è possibile accendere l’aria condizionata ?” ma si sa che c’è chi ha il fisico e chi no. Noi lo ebbimo ! E allora via ! Si percorre l’Austria senza nemmeno sbagliare strada. Attraversiamo paesi che mai avremmo immaginato esistessero, scovato luoghi incantevoli e paesaggi mozzafiato. Il pomeriggio è ormai inoltrato e mi preoccupo di scorgere le prime segnalazioni del confine tedesco. Attraversiamo un ponte che avverte la presenza di “radar-kontrolle” e io, davanti quasi sempre, rallento. Il Doni deve averlo interpretato come segno di sottomissione e parte a stecca ! Si spara un paio di km ad almeno 160/170 km/h tant’è che io lo raggiungo dopo una bella tirata e quando gli spiego che avevo rallentato per il motivo di cui sopra, è sbiancato come un cencio. Vedremo se mai arriveranno multe dai paesi stranieri... Finalmente si vedono i cartelli indicanti Fussen e sono le 18 della sera. Sono ormai dieci ore che siamo in giro. Arriviamo in zona e ci dirigiamo verso il paese nel quale si trova il nostro hotel: il bello è che dobbiamo trovare il modo di arrivarci in quanto conosciamo solo il nome della strada. Allora ci fermiamo all’ennesimo distributore e i due conoscitori della lingua inglese vanno a chiedere informazioni. Per fortuna in meno di cinque minuti arriviamo all’Hotel Bergydill e scendiamo dalle moto. Entrando nella hall ci accorgiamo della semplicità del posto ma al contempo molto carino ed accogliente. Il proprietario ci viene incontro e...parla italiano ! Ma che cazzo !? Io ho fatto una figura da comico di Zelig il giorno prima per parlare in inglese (mooooooolto maccheronico) e questo qui mi parla in quasi perfetto italiano ?!?!? Non lo accoltello per non creare un precedente tra Germania e Italia...ma una sputazzata nell’occhio gliela avrei tirata... Comunque ci appropriamo delle camere,,noi al primo piano, Doni e Robi nello “scantinato” (?) e ci diamo appuntamento per le otto di sera. Giusto il tempo di salire le scale che mia moglie comincia...”ma fino alle otto ? ma sono le sei e mezza ! e io cosa faccio fino alle otto ???” Ore 19.45: io mi sveglio e mi volto. La Grazia era lì che se la dormiva con la bava alla bocca...meno male che non sapeva cosa fare !!! Ah...le donne ! Il gruppo si ricompone e si risale in moto verso Fussen. Deviazione per il castello di Cilumbriello (Cilumbriello Castle) visto che il Biondo e la Sabi non l’avevano ancora visto. La luce della sera lo fa quasi confondere con la montagna che lo sovrasta e comunque lo rende sempre particolare. Ci dirigiamo verso la meta della serata: il ristorante nel quale avevamo cenato l’anno scorso. Così entriamo, ci danno lo stesso tavolo e ci serve lo stesso cameriere ! WeissBiere, zuppa di patate, zuppa di champignons, costine, bistecca del cavaliere, sella ai ferri, patate in vario modo e frittelle di mele...acquavite...caffè....BURP !!! Giungiamo alle moto e la Robi si veste come dovesse andare al polo nord: tuta antipioggia, termocoperta, boule dell’acqua calda, muffole, papalina e un paio di loden acquistati pochi minuti prima nel negozio lungo il centro. Tra una cazzata e l’altra si riparte per Pfronten e attraversiamo parte di Baviera al buio (anche qui senza perderci). Arriviamo all’hotel e fissiamo l’appuntamento per il giorno dopo verso le 8.30. Cala la palpebra.... DAY 2 (5 Agosto – Domenica) Puntuali come orologi, ci svegliamo e affamati ci dirigiamo verso la sala delle colazioni. Siamo i primi e ci accomodiamo dopo aver fatto un giro in giardino ed aver apprezzato l’arietta frizzante del mattino. La colazione è ricca: c’è praticamente di tutto. Dolce, salato, frutta, caffè, latte, the, succhi di frutta, yogurt...Certo che i Les Blonds sono proprio sfigati: hanno “vinto” l’estrazione per la coppia che doveva andare nell’albergo limitrofo in quanto nel nostro c’erano solo due camere libere...e quindi non si sono nemmeno goduti questo ben di Dio. La Grace Sex-Bomb, dopo aver imboscato un paio di “Bavarian Pretzels” si appropinqua all’esterno mentre io e il Doni andiamo a svolgere i “compiti” da uomini cioè...pagare. Così, mentre noi paghiamo, lei viene “abbordata” da un bel giovane di circa sessant’anni che cerca di circuirla con un pupazzetto che emetteva dei fischi e dei suoni particolari. Non faccio a tempo a lasciarla che mi combina qualche casino... Vabbè ! Dopo l’ilarità scaturita da questa “piccante” avventura (d’altronde quando una è bbona, è bbona pure in Germania...), saliamo a bordo delle nostre moto e partiamo alla volta di Fussen per poter ammirare meglio e con colori diversi il castello di Neuschwanstein. Fatto ciò e scattate le solite foto ci involiamo sulla AlpenStrasse in direzione Austria. Attraversiamo così la Baviera illuminata da un sole meraviglioso, che esalta il verde intenso dei prati e rende estremamente gradevole la strada. Abbiamo anche la “fortuna” di sbagliare strada e ci infiliamo tra le strette strade di un borgo per poi ritrovarci sulla strada maestra. Il Biondo vuole fare i soliti ¾ euro di benza e così ci fermiamo all’ennesimo distributore. La sosta però è breve, giusto il tempo di rifornirci. Non conoscendo la strada ci fermiamo più volte per consultare la cartina e così, durante una queste soste, decidiamo per un piccolo spuntino prima di partire diretti per l’Austria. Inutile descrivere le strade della Baviera: bisogna vederle coi propri occhi. Il paesaggio delle cartoline, dei pascoli verdi, delle mucche placidamente sdraiate sull’erba a guardare noi umani che passiamo davanti loro. Arriviamo così sopra una stupenda terrazza naturale che sovrasta il panorama delle prealpi austriache e, visto anche il gran numero di motociclisti presenti, decidiamo di fermarci a bere qualcosa. Le ragazze, Sabina in primis, appena vedono il sole si spiattellano sulle sedie come lucertole e sembrano catalizzare tutti i raggi del forte sole. L’eintreneuse ci propone l’AppleJuice mit Soda (una cacata galattica...sembra una medicina) e ben quattro temerari ordinano una “fettina” di strudel...del peso di circa mezzo chilo ! Tra una telefonata ai figli e gli sms vari, dopo la “grande abbuffata” e le foto di rito, si riparte destinazione Svizzera. La strada è decisamente meno bella quando si giunge nella piana austriaca e, attraversando i paesi, è anche abbastanza pallosa. Anche qui, qualche commento sulle strade, manco le avessi fatte io ! La prossima volta compriamo il bollino delle autostrade (svizzere, austriache e tedesche) così evitiamo passaggi pallosi come quelli che abbiamo dovuto fare. Comunque con la mia navigatrice preferita, collegata con l’interfono, riusciamo anche questa volta a non sbagliare strada. Arriviamo in Liechtenstein, attraversiamo questo “immenso” stato europeo e giungiamo in Svizzera. Arriviamo dalle parti di Sargans alla ricerca di Heidiland. Ci fermiamo in una stamberga e ci facciamo “fregare” ben 2 e rotti euro per un bicchiere di cola giusto per avere informazioni sulla strada per Heidiland. Piccola discussione sulla traduzione (chi dice 5 chi 15 chi 25) in realtà abbiamo scoperto dopo, che erano 5 ma i km all’ingresso dell’autostrada. Comunque sfidiamo anche la sorte (mancanza del bollino autostradale svizzero) e ripercorriamo la strada fino all’uscita per Heidiland. Giunti alla “Terra di Heidi” scopriamo dopo aver girato per un bel po’ che avremmo dovuto mollare le moto ed andare a piedi per una ventina di minuti fino a giungere alla casa dove sorridevano i monti, le caprette ti fanno ciao (ma solo dopo aver fumato un bel “cannone”) e dove si vive in un mondo fantastico. Quindi...ah si si ! bello ! bello !...Beh andiamo a casa.... Si riparte verso il San Bernardino: Coira (Chur) e poi Thusis per la penultima sosta “significativa”. Ci fermiamo questa volta a giusta ragione per far benzina e ci ritempriamo prima della scalata al Passo del San Bernardino. Gelato, patatine, acqua. Benzina...Si riparte. La Viamala ci presenta un orrido veramente eccezionale: ci fermiamo qualche secondo a fare una foto e si riparte verso Splugen. Attraversiamo i vari paesini ed arriviamo finalmente in zona San Bernardino non prima che il buon Donato riesca a sbagliare strada imboccando quella del Passo Spluga. Si comincia la scalata al San Bernardino ed i tornanti sono veramente stretti e difficili. Oltretutto non riesco a capire come mai il Biondo si ostini ad intralciare la strada di chi lo segue affrontando i tornanti in modo “pensionistico”....AH ! AH ! AH ! AH ! Io mi sghetto per una curva alla “Capirex” e dopo che mi sono trovato gli artigli nelle cosce decido di rallentare il ritmo. Dall’alto vediamo la polizia svizzera che scende e cambiamo andatura mettendoci la sciarpa ed il cappello sul casco per far vedere che andiamo piano.... Sosta sul passo per goderci il sole delle sei prima di affrontare la lunga e a tratti noiosa discesa verso la piana di Bellinzona. Passiamo un’altra ora e mezza sulle moto prima di giungere a Varese: sono le otto di sera. Che dire ? Quindici giorni prima (senza Doni & Robi) col Biondazzo e Sabina avevamo affrontato più o meno un giro simile, sopportando anche un caldo intenso. Questa volta, senza alcun intoppo, se non quello del “dover per forza rientrare”, abbiamo affrontato in due giorni la bellezza di 870km. Una bellisima due-giorni in posti meravigliosi e per la prima volta siamo riusciti a fare quello che ci siamo promessi l’anno scorso: andare in Baviera in moto. Siamo motociclisti...mica pippe ! Tutte le foto le trovi nel sito di Dario: I diari della Motocicletta | |